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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE



                                                           Sempre  Vicenza  ospita  il
                                                      NATO  Stability  Policing  COE,  il
                                                      Centro  di  eccellenza  dell’Alleanza
                                                      Atlantica  che  supporta  il  processo
                                                      di stabilità e ricostruzione in scenari
                                                      di  conflitto  e  post-conflitto  a  cui
                                                      partecipano  i  Carabinieri,  e  il
                                                      Centro di eccellenza per le unità di
                                                      polizia di stabilità (CoESPU), ovve-
                                                      ro il centro di formazione dell’Arma
                                                      per le forze di pace straniere.
                  Negli ultimi anni, a seguito degli attentati terroristici che hanno colpito
             l’Europa, il quadro organizzativo dei Carabinieri è stato modificato attraverso
             la creazione di nuove unità impegnate nel contrasto di possibili attacchi nel ter-
             ritorio  italiano.  Ancora  una  volta,  il  DNA  civile-militare  rende  l’Arma  dei
             Carabinieri il Corpo più idoneo a gestire eventuali attentati anche simultanei nel
             nostro Paese: la fitta presenza territoriale, infatti, permette di garantire un rag-
             gio d’azione efficace sull’interna penisola, mentre la formazione di stampo mili-
             tare assicura delle capacità adeguate a gestire una minaccia del genere.


             2.  Il dispositivo antiterrorismo: Gruppo Intervento Speciale e “Tuscania”
                  Gli attentati di Parigi del 2015 hanno indicato un netto cambiamento nelle
             modalità di conduzione di un attacco terroristico; di conseguenza molti Paesi
             europei, Italia inclusa, hanno dovuto iniziare a rivalutare la prontezza operativa
             delle loro forze di sicurezza. Di fatto, nel gennaio 2015 nel corso dell’attentato
             alla redazione di Charlie Hebdo, i terroristi condussero quello che può essere
             definito come un reale combattimento urbano tra le strade di Parigi, dimostrando
             una notevole capacità di movimento nel contesto cittadino. Qualche mese dopo,
             a novembre, un commando di ben sette terroristi colpì nuovamente la capitale
             francese con una serie di attacchi quasi simultanei in diverse aree della città.
                  Soprattutto in questo caso era emersa la chiara volontà da parte degli atten-
             tatori di prendere ostaggi al solo fine di guadagnare tempo e fare più vittime pos-
             sibili. Ben consci della propria asimmetria numerica e di potenza di fuoco nei
             confronti delle Forze dell’Ordine francesi, il commando aveva puntato alla satu-
             razione della capacità di risposta delle autorità locali. Di fatto, la serie di attacchi
             aveva impiegato nello stesso frangente di tempo più gruppi di fuoco ben equi-
             paggiati e coordinati tra loro, costringendo le teste di cuoio francesi ad interve-
             nire in diversi luoghi.


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