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Dal predetto Impact Assessment emergono poi tutta una serie di altri dati allarmanti,
i principali dei quali si riportano sinteticamente qui di seguito:
• effettivo tasso di riciclo delle borse: 6,6% in UE (v. paragrafo 2.1.2);
• numero delle borse disperse nell’ambiente in UE: 8 miliardi nel 2010 (v. pa-
ragrafo 2.1.2);
• rifiuto antropico rinvenuto sul fondo del mare: 73% costituito da plastica (principal-
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mente sacchetti di varie dimensioni) sulle coste della Toscana (v. paragrafo 2.1.2)[ ];
• negli ultimi 25 anni il 10% di tutti gli animali trovati morti nel mondo è ri-
sultato impigliato in sacchetti di plastica (v. paragrafo 2.1.2)[ ];
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• inquinamento da microparticelle di plastica (c.d. microplastiche inferiori a
5 mm) derivanti dalla frammentazione delle borse, e in particolare trasmis-
sione di sostanze chimiche negli ecosistemi e di sostanze tossiche attraverso
la catena alimentare (v. paragrafo 2.1.2).
ITALIA
Il nostro Paese, prima dell’adozione della normativa che ci occupa, vantava il
triste primato in Europa per il numero di borse consumate (circa 12 miliardi
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l’anno). Come se non bastasse, i problemi ambientali legati al massiccio consumo
delle borse erano (e in parte ancora lo sono) nel nostro Paese significativamente
aggravati rispetto ad altri Paesi UE, tanto dal fatto che i sistemi locali di gestione
dei rifiuti spesso presentano grosse carenze e non assicurano il corretto tratta-
mento dei rifiuti stessi (borse comprese), quanto dall’estensione delle nostre coste
(oltre 8.000 km, con relativi problemi di inquinamento marino). Le peculiarità
del contesto italiano hanno spinto quindi il nostro Legislatore ad intervenire
prima di altri Stati (e della stessa UE), con misure di indubbio rilievo (marketing
restrictions). Tali misure, peraltro, inizialmente hanno incontrato l’ostilità della
Commissione europea (procedura di infrazione 2011/4030, aperta per presunta
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violazione dell’art. 18 della direttiva imballaggi 94/62/CE , successivamente
2 <<The presence of debris has also been recorded on the deep sea floor in the Eastern Mediterranean and the Sicily Channel (Italy) (…)
For example, plastic carrier bags accounted for 73% of the plastic waste collected by trawlers along the Tuscany coast” (ARPA, ARPAT,
DAPHNE II, 2011. L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino)>> (Impact Assessment cit., par. 2.1.2.). V.
anche “L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino”, ARPA Emilia Romagna, Daphne II, ARPA Toscana
(https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/mare/RN_Rapporto_plastica_mare.pdf): <<la voce plastica, che rag-
gruppa sacchetti di varie dimensioni e comunque pezzi di plastica derivanti da molteplici usi, costituisca ben il 73% del rifiuto antropico che
possiamo trovare sul fondo del mare>>.
3 <<Over the past 25 years, 10% of all dead animals found worldwide had been entangled in plastic bags. In the North Sea, the stomachs
of 94% of all birds contain plastic, and 55% of all birds exceed the ecological quality objective level of 0.1g of plastic in the stomach.
Fragments of plastics were found in the stomachs of 35% of fish in the North Pacific, with an average of two pieces of plastic ingested per
fish. Plastic bags have been also found in stomachs of several endangered marine species, such as green turtles, loggerhead turtles, leatherback
turtles, black footed albatrosses, harbour porpoises, etc.>> (Impact Assessment cit., par. 2.1.2.).
4 “In 2010, Italy still appeared among the countries with the highest consumption of plastic bags in the EU” (Impact Assessment cit., par. 2.4.2.).
5 art. 18 cit., <<Libertà di immissione sul mercato>>: “Gli Stati membri non possono ostacolare l'immissione sul mercato nel loro
territorio di imballaggi conformi alle disposizioni della presente direttiva”.
58 I Quaderni Rivista Tecnico-scientifica ambientale
dell’Arma dei Carabinieri