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bientale, la frazione organica dei rifiuti urbani è la quota più rilevante
dei rifiuti raccolti. Ciò è da mettere in relazione con le politiche nazion-
ali e regionali di sviluppo delle raccolte differenziate in ambito urbano.
Benché non ci sia mai stato un obbligo puntuale per la raccolta dif-
ferenziata del rifiuto organico, il raggiungimento dei target nazionali
(dal 35% del Decreto Ronchi fino al 65% attuale) non può prescindere
dalla raccolta del rifiuto organico, inteso come somma di scarto ali-
mentare (umido domestico e da utenze collettive) e scarti vegetali di
parchi e giardini (che semplicemente si definiscono rifiuto verde). La
raccolta differenziata di umido e verde dunque ha rappresentato e rap-
presenta il caposaldo dell’intero settore e l’evoluzione della raccolta si
è accompagnata all’aumento dell’impiantistica dedicata. Nel grafico in
figura 1 si riporta l’andamento sempre crescente della raccolta del ri-
fiuto organico, da 200.000 tonnellate nel 1993 fino a 6 milioni di ton-
nellate generate nel 2015 dai circuiti di raccolta differenziata che
servono più di 4.500 comuni italiani. Si evidenzia il fatto che le cifre si
riferiscono ad elaborazioni di dati 2015, ultimo dato ufficiale fornito
da ISPRA.
Figura 1: Raccolta differenziata dei rifiuti organici in Italia dal 1993 al 2015 - elaborazione CIC su dati ISPRA
Nel 2015 sono stati prodotti in Italia 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti
urbani, un dato sostanzialmente stabile nell’ultimo triennio. La quantità
di rifiuti urbani che entrano nel circuito della raccolta differenziata ha
raggiunto nel 2015 quota 14 milioni di tonnellate, pari al 47,5% del to-
46 I Quaderni Rivista Tecnico-scientifica ambientale
dell’Arma dei Carabinieri