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IL COMPOSTAGGIO DEGLI IMBALLAGGI E DELLE BIOPLASTICHE: STANDARD E CERTIFICAZIONI

               stica “compostabile” del sacco comprato ed utilizzato per la raccolta
               differenziata è in effetti presente e non è solo una affermazione men-
               dace e non verificabile. Non può certo il consumatore effettuare o far
               eseguire le prove della norma UNI EN 13432 per capire se quello che
               ha tra le mani è un vero sacco compostabile oppure no. Ebbene, l’attività
               di standardizzazione, che ha dato origine all’UNI EN 13432, è necessa-
               ria ma non è sufficiente per garantire un mercato ordinato e controllato.
               Occorre un altro attore: il certificatore. Spesso si confonde la standar-
               dizzazione di un prodotto con la sua certificazione. In realtà la norma
               definisce i requisiti da rispettare e la certificazione attesta che effettiva-
               mente uno specifico prodotto rispetta i requisiti della norma. La certi-
               ficazione  è  una  procedura  con  cui  una  terza  parte  indipendente  dà
               assicurazione scritta che un prodotto, un servizio, un processo o una
               persona è conforme ai requisiti specificati. La credibilità delle certifica-
               zioni dipende dalle organizzazioni che le emettono: la qualificazione
               degli organismi di certificazione viene indicata con il termine "accredi-
               tamento". Nel campo delle bioplastiche gli enti di certificazione hanno
               tre  ruoli.  Il  primo  riguarda  la  verifica  iniziale  della  conformità.  La
               norma, ossia se le prove, eseguite da un laboratorio competente nella
               materia, soddisfano i requisiti della UNI EN 13432. Se questo è com-
               provato, il certificatore produce la “certificazione” ossia una attesta-
               zione  di  conformità  allo  standard  del  prodotto  esaminato.  È  il
               cosiddetto “certificato di compostabilità”. Il secondo ruolo è quello di
               identificare il prodotto certificato mediante un marchio, un logo facil-
               mente riconoscibile dal consumatore per capire di avere tra le mani un
               prodotto compostabile.
               Il terzo ruolo riguarda la sorveglianza del mercato. Dopo che il prodotto
               è stato certificato e contrassegnato col logo del certificatore viene im-
               messo sul mercato come “compostabile”. Ma chi assicura che il prodotto
               effettivamente immesso sul mercato, dopo la verifica di conformità ini-
               ziale, non sia stato nel frattempo modificato tanto da perdere la carat-
               teristica certificata (nel nostro caso la compostabilità)?  Per contrastare
               questa malaugurata possibilità, il certificatore verifica che il prodotto
               presente sul mercato e certificato in conformità con la UNI EN 13432
               è in effetti conforme mediante campionamenti ed analisi, o verifiche ai
               siti produttivi. In questo caso il certificatore non ripete tutta la lunga e
               costosa serie di prove definite dalla UNI EN 13432, ma procede alla
               identificazione del prodotto con metodi analitici più veloci e meno co-
               stosi, utilizzando i campioni del prodotto certificato inizialmente come referenza.


                       I Quaderni                             Rivista Tecnico-scientifica ambientale  37
                                                              dell’Arma dei Carabinieri
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