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L’Italia che frana: cause e possibili rimedi


            mo (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, 2006).
               Analogamente alle azioni di tipo meccanico, le piante svolgono sul    FOCUS
            pendio un ruolo importante sul ciclo idrologico. Le foglie intercettano le
            precipitazioni e causano perdite per assorbimento ed evapotraspirazione,
            causando una riduzione dell’infiltrazione e quindi del contenuto d’acqua
            nel terreno. Tuttavia sono da riportare anche alcuni effetti negativi della
            vegetazione sulla stabilità dei versanti, quali l’incremento dell’infiltrazio-
            ne legato alla maggiore scabrezza della superficie del suolo per la presen-
            za di fusti e radici, il sovraccarico indotto dal peso degli alberi e la tra-
            smissione di sforzi di taglio al pendio per l’azione del vento sulla chioma.
            Da studi recenti l’entità del sovraccarico dovuto alla biomassa è stato sti-
            mato dell’ordine del 3-4% del peso complessivo in gioco.
               Generalmente gli effetti positivi indotti dalla vegetazione sono mag-
            giori di quelli negativi, in particolar modo l’azione stabilizzante svolta
            dagli apparati radicali può giocare un ruolo significativo nella preven-
            zione dei fenomeni franosi superficiali (spessori del terreno coinvolto
            inferiori a tre metri). Tale funzione protettiva può perdere comunque la
            sua efficacia in concomitanza di eventi meteorici eccezionali.
               In particolare l’efficacia della vegetazione nella protezione idrogeolo-
            gica dipende dalla composizione, dalla struttura, dalla densità e dalle for-
            me di governo e diminuisce significativamente quando intervenga una
            degradazione del bosco per cause naturali, di cattiva gestione o indotta
            dagli incendi. Il passaggio del fuoco, oltre ai danni alla vegetazione con
            riduzione della funzione protettiva, determina fenomeni di alterazione
            chimico-fisica del suolo, diminuzione della capacità di infiltrazione, ridu-
            zione dei tempi di corrivazione e processi di erosione accelerata.
               La quantità di suolo erosa nel corso di un anno dopo il passaggio di
            un incendio particolarmente devastante può essere anche trentacinque
            volte superiore a quella di un’area non colpita ricoperta da vegetazione,
            mentre un fuoco leggero determina un’erosione di circa cinque volte la
            normale asportazione (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
            Territorio - Regione Liguria, 2004).                                        7
               Le aree acclivi percorse da incendio presentano un’elevata propen-       n.
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            sione al dissesto, che si manifesta con innesco di frane superficiali so-   III
            prattutto in concomitanza di precipitazioni particolarmente intense.
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