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La globalizzazione e la sfida del territorio


               zio si fa luogo, “particolare differenziante” che si oppone “all’universa-
         FOCUS le indifferenziato”; il luogo come “temporalizzazione dello spazio, di-
               mensione della durata, del passato, ma soprattutto” nozione che “vei-
               cola in sé il concetto di natura in rotta di collisione con le logiche e le
               categorie della modernità”. Nel luogo c’è insomma la radice logica del-
               le ideologie della differenza naturale: alla “libertà dello spazio” dei mo-
               derni si sostituisce una politica dei legami, dei radicamenti, della nascita
               opposta all’universalismo e al cosmopolitismo. Si registra quindi, nel
               tragitto della modernità, una parallela tensione all’appartenenza e al-
               l’identificazione, alla ricerca di sicurezza non solo fisica ma anche emo-
               tiva, allo “sforzo compensatorio di produrre un effetto di riempimen-
               to” della parzialità geometrico-artificiale.
                  Pur nella consapevolezza della estrema problematicità di individuare
               un concetto univoco di territorio nel campo del diritto, può comunque
               sinteticamente ricordarsi come nella sua accezione più immediata ed
               antica ci troviamo di fronte ad una concezione del territorio come “co-
               sa”, oggetto di un diritto reale dello Stato, assimilabile alla proprietà, e
               quindi ancora intriso di elementi patrimonialistici. Il superamento delle
               concezioni patrimonialistiche porta ad intendere il rapporto tra Stato e
               territorio come un riflesso di quello tra Stato e cittadini, che sul territo-
               rio vivono; esso viene quindi a rappresentare “il limite spaziale che ca-
               ratterizza l’imperium, e quindi lo Stato”; il territorio non è più “una cosa,
               oggetto della potestà dello Stato”; è, invece, “lo spazio che rappresenta
               elemento dello Stato, come limite al suo potere”. Ancora, il territorio
               viene ad essere concepito come “teatro della sovranità”, come “sfera
               entro cui si estende in via assoluta ed esclusiva la potestà coercitiva del-
               lo Stato”. La tendenza appena ricordata si perfezionerà, se così si può
               dire, con la concezione propria del normativismo, volta a rintracciare
               nel territorio “l’ambito di validità spaziale di un ordinamento giuridico
               statale”. E, ancora, grande rilievo ha assunto, nell’800 e per una parte
               del ’900, la concezione del territorio come uno degli elementi costituti-
               vi dello Stato, caratterizzandone la sua “forma” cioè, appunto, “la for-
               ma dello Stato”. Proprio quest’ultima tradizionale concezione ripresa
               correntemente dalla manualistica giuspubblicistica, non sembra co-
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               munque contribuire ad una valorizzazione dell’elemento della territo-
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