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La globalizzazione e la sfida del territorio


               caos indecifrabile: al suo interno vi sono soggetti che ricoprono un
         FOCUS ruolo, nel suo nocciolo si affermano logiche e si fronteggiano scelte
               ideologiche. Ruoli, logiche e scelte ideologiche che tendono appunto a
               condizionarla, anche se i diversi interessi e organizzazioni non riescono
               a dirigerla o a controllarla completamente: la globalizzazione si ispira
               ad uno scambio totale libero quanto confuso, ad un’accettazione senza
               problemi della interdipendenza che porta come logica conseguenza a
               prevedere la fine dello Stato “politico” così come lo conosciamo oggi,
               e alla sua sostituzione con Stati-regione fondati su una specifica e assai
               ristretta specializzazione produttiva, inseriti in quella che viene chiama-
               ta “nicchia” sul mercato globale; si fonda sull’idea di un mondo di
               Repubbliche di banane; la nascente e pasticciata “ideologia” che sta die-
               tro alla globalizzazione è una specie di cosmopolitismo soft, carico di
               semplicistici luoghi comuni e di venature umanitarie, una “ideologia”
               che alcuni considerano destinata a prendere il posto - nel cuore delle
               masse e nei commenti dei media - degli antichi patriottismi.


               1. Il mercato al centro della politica
                  La globalizzazione quindi comporta l’emergere di due fenomeni: 1) la
               deistituzionalizzazione della politica attraverso scelte politiche imposte
               da eventi esterni al mondo istituzionale; 2) la tendenza delle Istituzioni
               pubbliche ad agire in settori slegati da esigenze istituzionali. In definiti-
               va, con lo sviluppo dell’economia globalizzata il centro di riferimento
               della politica non è più il territorio, ma il mercato. La globalizzazione
               mette in crisi il concetto di Stato perché è una “market society”, in cui il
               mezzo di relazione tra i soggetti è lo scambio sul mercato, producendo
               effetti antipolitici: espropriazione delle scelte politiche e della sovranità
               statale; colonizzazione della politica da parte del sistema globale.
               Cambia, quindi, la politica, non più ancorata ai valori del passato, ma do-
               minata dalla razionalità economica. Un’antipolitica che si esprime nelle
               forme della tecnocrazia, dell’utilitarismo e della mercificazione, divenen-
               do la politica un prodotto da vendere.
                  Quindi, territorio e territorialità sono concetti sicuramente non sol-
               tanto in profonda trasformazione, ma anche attraversati da un’indubbia
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               crisi di senso e significato. Appare evidente come i grandi mutamenti in
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