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La globalizzazione e la sfida del territorio
atto indeboliscano ed offuschino la dimensione territoriale statale e na-
zionale a vantaggio di altre. Da un lato abbiamo l’affermazione di una FOCUS
prospettiva “globale” (in cui si articola la dimensione dell’economia),
quella internazionale e quella sopranazionale, che “superano” dall’alto
la dimensione statale e nazionale, a sua volta erosa dal basso dalla di-
mensione “regionale”. Tutto ciò non innesca soltanto prospettive di
traslazione di importanza tra i diversi livelli territoriali e di ridistribuzio-
ne di potere fra tali livelli, ma produce anche sommovimenti ben più
profondi sui modi stessi di concepire il significato della dimensione ter-
ritoriale nella vita degli esseri umani. Per certi versi sembra che tale di-
mensione assuma connotati evanescenti di “a-territorialità”. Per altri
versi il territorio (come ancoraggio di identità) “si vendica”, divenendo
protagonista di intensi sentimenti di appartenenza e radicamento che
sembrano costituire una delle ultime difese contro la caduta di ogni
frontiera, specificità, tradizione: una valorizzazione della nozione di
territorio e di legame territoriale può costituire un argine credibile a
queste degenerazioni.
Tante sono le possibilità di costruire la nozione di territorio (ed il
rapporto tra questo e chi ci vive), scegliendo la concezione più funzio-
nale alla costruzione sociale ed istituzionale che si vuole realizzare. Per
far questo occorre rivisitare il concetto stesso di territorio, in particola-
re nella sua accezione giuridica, verificando come quel concetto sia ve-
nuto assestandosi nella riflessione moderna e contemporanea, interro-
gandosi sull’adeguatezza presente e passata di tale configurazione ed
avanzando alcune considerazioni legate ai problemi contemporanei,
nella prospettiva per cui riflettere sulla nozione di territorio significa
anche contribuire a decifrare i grandi mutamenti che caratterizzano la
nostra epoca e preparano il nostro futuro.
Secondo l’articolata e suggestiva ricostruzione di Carlo Galli lo spa-
zio politico moderno si configura anzitutto in forma liscia, geometrica,
chiusa e inanimata; ci troviamo di fronte ad una prospettiva in cui esso
è da intendersi come elemento materiale e manipolabile, organizzabile 7
artificialmente da parte del potere supremo (sovrano) che insiste, ap- n.
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punto, su un determinato territorio. Si assiste però anche ad una paral- III
lela tendenza alla “ri-naturalizzazione dello spazio politico”, ove lo spa-
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