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Testimone diretto di danni irreparabili
ro o l’epeira crociata dalle grandi ragnatele… e poi scorpioni, cavallette
e altri invertebrati, vengono inghiottiti dall’inferno di fuoco. FOCUS
È una vita timida e clandestina, ma non per questo meno preziosa,
che viene del tutto sterilizzata per anni.
E in molti casi ci vogliono anni per ricostituire una biodiversità assi-
milabile a quella presente prima dell’evento incendiario.
Per fortuna, come si è detto, in associazioni vegetali come la macchia
mediterranea e i suoi stadi di degradazione come la gariga e la steppa
(ma anche in quelli più elevati del forteto, della macchia alta e della fo-
resta mediterranea a leccio, sughera, carrubo, palma nana) da millenni
adusi al ripetersi ciclico degli incendi, la ripresa non tarda molto. A dif-
ferenza delle foreste di caducifoglie - ove il recupero richiede molti an-
ni, a volte decenni - posso affermare, per esperienza diretta, che dopo
circa 10 anni dall’estinzione dell’incendio la macchia torna alla ricchez-
za e al rigoglio che aveva prima del suo passaggio.
Questo, naturalmente, se non intervengono altri episodi o, peggio, se
l’area non viene interessata dal pascolo. Anche se il pascolo di erbivori
selvatici, come ad esempio quello dei mufloni, dei daini, dei caprioli o
dei cervi sardi, se contenuto a livelli accettabili, non pregiudica la risor-
genza naturale della vegetazione.
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Anno
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