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Metropoli immaginate


            tanto puntando sulla velocità (concetto, questo, per certi versi superato
            dal congestionamento stesso delle reti), quanto, al contrario, sulla elimi-  FOCUS
            nazione dei ritardi e delle dispersioni che possono verificarsi nei nodi di
            scambio. Inoltre, se non vogliamo vedere il nostro Paese addossarsi sul-
            la grande T rappresentata dai principali assi viari, con il resto della
            Penisola svuotato e spopolato, dobbiamo costruire delle infrastrutture
            “aperte”, calate nello spazio ed in grado di integrarsi senza rimanere un
            corpo estraneo: vere strade, e non tubi impermeabili al mondo esterno.
               Abbiamo molto da realizzare, ma è prioritaria la capacità di dar for-
            ma ad una nuova idea; oserei dire: ideologia del fare, che, così come fe-
            ce quella dell’industrializzazione, riesca a mobilitare energie, capacità
            progettuali e forze imprenditoriali, ora sicuramente con una diversa co-
            scienza ed una maggior consapevolezza del nostro impatto sul mondo
            che ci circonda. Una sensibilità che oggi è molto più diffusa di quanto
            non fosse in passato. Solo su di essa si può impostare una corretta azio-
            ne di tutela e di intelligente uso delle risorse naturali e dei beni ambien-
            tali e culturali, che diventano la premessa per lo sviluppo di nuove for-
            me di turismo che possono costituire - soprattutto nel Mezzogiorno -
            la premessa per iniziative economiche nel campo dell’agricoltura Doc e
            dell’artigianato tradizionale. Oggi questi stessi criteri sono tra l’altro
            dettati anche dallo schema di sviluppo dello spazio europeo: un docu-
            mento di indirizzi che sarà tenuto presente nella distribuzione dei fi-
            nanziamenti comunitari, indispensabili per poter gettare le basi per un
            qualsiasi progetto di ampio respiro.
               Dunque, il nuovo asse portante della nostra futura azione dovrà es-
            sere la capacità di dar corpo a questa diffusa sensibilità nei confronti
            del “bello”, della “memoria”, della “storia”, delle “antiche tradizioni”:
            in una parola, le “radici”, che oggi non sono più patrimonio delle sin-
            gole comunità, ma della comunità dei popoli.
               La città, quindi, come sintesi di quartieri a loro volta fatti di piazze,
            viali e vicoli: questa è la base di una sensibilità che potremmo definire
            “Rinascimento urbano”.                                                       4
               La questione della città non può e non deve ridursi ad una sterile con-   n.
            trapposizione ideologica, uno scontro tra “modernismo” e vuota no-           -  II
            stalgia delle forme passate, ma trasformarsi in una nuova centralità del
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