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Metropoli immaginate
più congeniali alla nostra condizione umana non può essere affrontata
FOCUS con l’atteggiamento allarmista, che, facendo leva sulle paure collettive,
rischia di generare una nuova caccia alle streghe senza risolvere i reali
problemi che ci minacciano: il problema non è tanto (o lo è in modo
marginale) il cosiddetto elettrosmog, quanto le massicce emissioni di
CO 2 e di altri gas tossici prodotti dalla circolazione delle automobili e
da molte altre nostre attività produttive. Allo stesso tempo occorre fare
i conti con l’esaurimento delle risorse: il ’900 ha scardinato la cultura
del riciclo, propria delle società tradizionali.
Occorre quindi attuare una vera e propria rivoluzione copernicana
della nostra percezione dello spazio e conseguentemente della gestio-
ne del territorio, che non può più essere interpretato come una lavagna
bianca, dove scelte specifiche vengono adottate senza neanche avere la
capacità di leggere gli eventuali effetti perversi che ne potrebbero sca-
turire. Va recuperata una centralità del territorio che oggi, al contrario,
è profondamente sguarnito. Per questo scopo potrebbero essere utiliz-
zate, opportunamente ristrutturate ed integrate, le capillari reti ferro-
viarie che abbiamo ereditato da una corretta visione di Cavour, che
riuscì ad imporsi a Cattaneo, il quale, al contrario, voleva collegare solo
i grandi centri.
Allo stesso modo i grandi aggregati urbani, non più città, ma trop-
po spesso entità “indifferenti”, vanno riorganizzati su assetti policen-
trici, prevedendo una loro articolazione in veri e propri municipi che,
superando la dicotomia centro-periferia, sappiano reinterpretare e riat-
tualizzare l’idea che aveva originariamente dato forma a quella città. I
comuni minori, invece, dovranno essere accorpati in sistemi urbani so-
vracomunali dotati di quei servizi oggi appannaggio solo dei capoluo-
ghi di provincia.
Per quanto riguarda il problema della competitività dei nostri territo-
ri, dobbiamo riuscire a focalizzare la nostra attenzione sul concetto di
“manutenzione migliorativa”, che significa molto di più della manuten-
zione ordinaria, e che sta per capacità di adeguare costantemente l’esi-
stente alle esigenze del momento; per far questo occorrono grande
flessibilità, tempismo e spirito di adattamento. Contemporaneamente
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dobbiamo finalmente integrare le nostre reti con quelle europee, non
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