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La Chiesa Cattolica e la sfida ecologista


               dalla consapevolezza della sfida posta dalla modernità e dall’industria-

         FOCUS  lizzazione.
                  Possiamo affermare che proprio la sensibilità ecologica rappresenta
               il filo rosso che lega le esperienze di diversi pontefici. Durante il I
               Congresso Cattolico Internazionale sui problemi della vita contadina (2
               luglio 1951), Pio XII univa alla denuncia del marxismo quella del libe-
               ralismo occidentale, entrambi colpevoli, agli occhi della Chiesa
               Cattolica, di aver interpretato “la campagna” come semplice appendice
               della città e di averla di fatto snaturata. Il Papa criticava la “superstizio-
               ne del tecnicismo” e “l’industrializzazione indiscriminata e irrispetto-
               sa”, che provocava la degradazione, anche morale, delle campagne.
                  Giovanni XXIII affrontò spesso questi argomenti. La sua enciclica
               Mater et Magistra del 15 maggio 1961, pur senza menzionare ancora la
               parola “ecologia”, dedica un’attenzione “speciale” ai problemi della
               campagna e della natura; il messaggio papale sottolinea inoltre come le
               parole della Genesi riguardanti il dominio dell’uomo sulla natura vanno
               interpretate nel senso di una divina chiamata all’assunzione di respon-
               sabilità da parte degli uomini nei confronti della natura stessa.
                  Paolo VI si pronunciò spesso sulle preoccupanti ripercussioni del-
               l’accelerato ritmo dei progressi tecnici sul deterioramento progressivo
               dell’ambiente naturale. Egli fu il primo a parlare di “catastrofe ecologi-
               ca”, ed anche lui, rifacendosi alla Genesi (capitolo 1, versetto 28), asse-
               riva che, se c’erano voluti migliaia di anni perché l’uomo imparasse a
               dominare la natura, era ora arrivato il momento di imparare a «domi-
               nare il suo dominio», e sottolineava come i progressi tecnici, se non
               accompagnati da un autentico progresso sociale, si sarebbero rivoltati
               contro l’uomo stesso.
                  Nell’enciclica  Centesimus Annus, pubblicata nel centenario della
               Rerum Novarum, Giovanni Paolo II si soffermava a lungo sul problema
               della qualità dell’ambiente e della vita. Per la prima volta un documen-
               to ecclesiastico parlò espressamente di questione ecologica, «del pari
               preoccupante, accanto al problema del consumismo e con esso stretta-
               mente connessa».
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                  Quindi la responsabilità verso l’ambiente, patrimonio comune del
               genere umano, si estende non solo alle esigenze del presente, ma
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