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Nuove energie per l’Occidente


               roristici…). Tra le due opposte fazioni si situano coloro che propongo-
               no un ragionamento realistico basato sulla contraddittorietà della posi-
               zione italiana, che inibisce l’utilizzo di centrali, ma determina la dipen-
               denza energetica di fatto dalle centrali nucleari poste a qualche chilo-
               metro dai confini. Non sono ovviamente da sottovalutare i problemi
               della soluzione nucleare, e tuttavia va anche detto che “Cernobyl”, la
               catastrofe di Cernobyl, per le sue peculiarità, e i tratti a dir poco crimi-
               nali che ne determinarono l’origine, non è un buon esempio per illu-
               strare la questione. Più che simbolo della pericolosità del nucleare,
               Cernobyl rimane l’emblema del collasso morale oltre che tecnologico
               di un regime e di una ideologia.
                  Il futuro energetico del nostro Paese, del nostro continente appare
               sempre più legato alla capacità di non precludersi nessuna soluzione
               praticabile, ma di costituire una sorta di “sistema misto”. Il problema
               dell’ “approvvigionamento energetico” in fondo accomuna sia gli uomi-
               ni e gli animali, questi ultimi per alimentarsi e dunque accumulare ener-
               gie non seguono affatto adattamenti mirati e unilaterali (come immagi-
               nava un certo evoluzionismo di marca ottocentesca), bensì mirano ad
               una ampia diversificazione delle strategie di sopravvivenza. Allo stesso
               modo l’Europa deve diversificare le sue fonti, incentivando la ricerca
               scientifica di quelle alternative, senza chiudere le porte alle opzioni tec-
               nologiche già rodate. La creazione di un “sistema energetico misto” è
               peraltro il frutto di una serie di elementi convergenti: una buona inte-
               grazione geopolitica (ad esempio con la Russia, grande riserva di gas
               naturale), una volontà politica illuminata e orientata a sovvenzionare la
               ricerca più che a dilapidare le risorse in mille rivoli pseudo-“culturali”.
                  Come ulteriore elemento ci piace indicare la consapevolezza cultu-
               rale della tradizione europea, che affonda le sue radici nel passato più
               antico ma da sempre è proiettata verso la scoperta di nuovi orizzonti
               geografici, scientifici, sociali: è in questa consapevolezza, diciamo pure
               in questo orgoglio di civiltà, che risiede la chiave per aprire le porte di
               una nuova era energetica.
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