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completato.  Inoltre,  l’impossibilità  di  sfruttare  appieno  le  terre  liberate
          danneggia  l’agricoltura,  l’edilizia  abitativa  e  altri  settori  cruciali  per  il
          ripristino dei mezzi di sussistenza, rallentando ulteriormente gli sforzi per
          garantire una pace e sicurezza durature.

          Conclusioni

          La ricostruzione del Karabakh dopo il conflitto è una vera opportunità per
          costruire un futuro più sostenibile e resiliente. Al centro di questa visione c’è
          la volontà di ripristinare l’ambiente e di puntare sulle energie rinnovabili,
          con  l’obiettivo  di  trasformare  la  regione  in  un  esempio  positivo  di  come
          l’innovazione possa portare cambiamenti concreti anche in un’area segnata
          dalla  guerra.  Con  progetti  che  spaziano  dall’energia  verde  all’agricoltura
          sostenibile, dai villaggi intelligenti agli sforzi di sminamento, il Karabakh ha
          il potenziale di diventare una regione simbolo di sviluppo eco-compatibile.
          Il  piano  d'azione  del  governo  azerbaigiano  per  il  periodo  2022-2026  si
          concentra molto sulla creazione di una zona energetica verde nei territori
          liberati, che si affianca all’impegno di renderli una zona a zero emissioni
          nette.  Tra  gli  obiettivi  principali  c’è  la  costruzione  di  infrastrutture
          energetiche moderne, con nuove reti per la trasmissione di elettricità e gas.
          Oltre  alle  già  citate  iniziative  in  merito  alla  produzione  di  energia
          rinnovabile,  si  punterà  anche  a  valorizzare  il  potenziale  bioenergetico  e
          geotermico  della  regione.  Questi  interventi,  uniti  a  politiche  che
          incoraggiano  investimenti  privati  e  la  partecipazione  di  partner
          internazionali,  hanno  il  potenziale  per  trasformare  il  Karabakh  in  una
          regione all’avanguardia per lo sviluppo sostenibile.
          Il  percorso  di  ripresa  è  certamente  lungo  e  complesso,  a  partire  dalla
          presenza di mine e ordigni inesplosi, ma le iniziative già in atto offrono una
          prospettiva di speranza. La ricostruzione del Karabakh può dunque fornire
          un modello in cui recupero ambientale, crescita economica e stabilità vanno
          di pari passo, dimostrando che anche dalle cicatrici lasciate dalla guerra può
          nascere un futuro più sostenibile.






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