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sono le aghifoglie microterme, come l’ABETE ROSSO o PECCIO (Picea abies L.),
           caratterizzato dalla corteccia color rossastro fin da giovane, che poi si fessura in
           placche  di  forma  rotondeggiante,  dagli  strobili  rivolti  verso  il  basso,  ma
           soprattutto  per  il  pregevole  legno  di  risonanza ideale per la realizzazione delle
           casse armoniche di molti strumenti musicali (Stradivari in persona si aggirava
           nella  foresta  di  Panaveggio,  località  del  comune  di  Predazzo  in  provincia  di
           Trento, alla ricerca di esemplari plurisecolari per costruire i suoi violini).
           Presenti inoltre il LARICE (Larix decidua Mill.), unica conifera autoctona a foglia
           caduca,  dal  caratteristico  colore  giallo degli  aghi  autunnali prima di  cadere a
           terra, ed infine il grande pioniere della montagna, il PINO MUGO (Pinus uncinata
           L.), capace  di  attecchire  e  colonizzare  le  rocce detritiche  in  alta  quota.  Tutte
           queste  specie  sono  presenti  nell’arboreto  didattico,  nonostante  prediligano
           temperature più basse.
           Presente infine la BETULLA BIANCA (Betula pendula Roth), detta “la signorina del
           bosco” per la sua corteccia bianca e per il classico movimento delle foglie quando
           mosse dal vento.

           Presso l’arboreto sono inoltre presenti specie esotiche, come già accennato, che
           vennero  coltivate  per  sperimentare  le  loro  capacità  di  adattamento  e
           acclimatamento, allo scopo di individuare specie idonee al rimboschimento in
           zone degradate.

           Tra  le  specie  esotiche  presenti,  si  annoverano  quelle  più  maestose  e
           rappresentative:

           -  Cedro (Cedrus spp.)
           Al centro del chiostro della Caserma denominata “Africa”, ex convento del  XIV
           secolo, è presente un maestoso esemplare pluricentenario, che si presume sia
           stato piantato oltre duecento anni fa.
           L’albero, che presenta la gran parte delle caratteristiche botaniche del Cedro del
           Libano (Cedrus libani, A. Rich.), probabilmente si è incrociato con altre specie di
           cedro (Cedrus atlantica Endl. e Cedrus deodara  Roxb. ex  (D. Don),  per  cui
           sarebbe  più  corretto  nominarlo Cedrus sp. (Cedro ibrido).
           Con  gli  enormi  rami  a  forma  di  “candelabro”,  tipicità  del  Cedro del Libano,
           l’albero    ricopre    l’intero   spazio   del   chiostro,   che   in   autunno,   dai   suoi
           numerosissimi microsporofilli sparge grandi quantità di polline, colorando di
           giallo tutta la pavimentazione sottostante.





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