Page 75 - Silvae N. 15-18 Gennaio 2011 Dicembre 2012.pdf
P. 75
Breve storia della “gestione rifiuti”
genze igienico-sanitarie ed evitato ogni rischio di inquinamento
dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo, nonché ogni
inconveniente derivante da rumori ed odori; c) devono essere
salvaguardate la fauna e la flora e deve essere evitato ogni
degradamento dell’ambiente e del paesaggio; d) devono essere
rispettate le esigenze di pianificazione economica e territoriale;
e) devono essere promossi, con l’osservanza di criteri di econo-
micità ed efficienza, sistemi tendenti a riciclare, riutilizzare i
rifiuti o recuperare da essi materiali ed energia; devono essere
favoriti sistemi tendenti a limitare la produzione dei rifiuti.
A rileggerli oggi, trent’anni dopo, sembrano principi di elemen-
tare buon senso. Quasi scontati. Eppure allora rappresentarono
uno spartiacque vero, tra un “prima”, quello dello smaltimento
senza regole, che ha caratterizzato per decenni buona parte del
sistema “rifiuti”, dalle città alle aree industriali, e un “poi”, dove
in virtù di quei principi generali e delle regole che da quel gior-
no vennero introdotte, la gestione dei rifiuti in Italia sarebbe
dovuta entrare in una nuova era, all’insegna della legalità e del-
l’ambiente.
Il nuovo ciclo, virtuoso, dei rifiuti assumeva il profilo di un’atti-
vità di pubblico interesse, con le responsabilità e gli oneri che ne
derivavano. Ma diventava anche un’opportunità di mercato, per
le risorse economiche che venivano messe in gioco. Un business,
insomma, che poteva garantire ricavi significativi per nuove
realtà imprenditoriali, pubbliche e private, capaci di misurarsi
con la sfida rappresentata dal quel decreto e, prim’ancora, dalle
direttive comunitarie che venivano concretamente recepite. Allo
stesso tempo, e qui sta l’apparente paradosso iniziale, proprio
quelle norme finalmente introdotte anche in Italia potavano
diventare la “leva” di una pseudo-imprenditoria a servizio di
chi, per abbattere costi o evitare problemi, aveva l’esigenza di
“aggirare” la legge, trovare le scorciatoie giuste e avere comun-
que le “carte in regola”.
Questo conflitto quotidiano, perché i rifiuti si producono ogni
giorno, tra ciclo legale e ciclo illegale dei rifiuti, tra imprese sane
e imprese criminali, tra amministrazioni virtuose e malgoverno,
in estrema sintesi tra ecomafia ed ecosviluppo, ha condizionato
e continua pesantemente a condizionare la possibilità, nel nostro
78 - SILVÆ - Anno VII n. 15/18