Page 80 - 103-118 LAGOMARSINO, COSTANTINI, PAGLIAI II bozza:orientamento I bozza
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La conservazione ed il ripristino delle dune costiere
cità delle opere, tanto da
poterle inquadrare nelle
azioni di “manutenzione
ordinaria” della duna. In
tal senso la limitata dura-
ta del materiale (a secon-
da della tipologia di opera
la durata funzionale della
fibra di cocco è variata da
1 a 3 anni) si raccorda
infatti con il dinamismo
locale. Con l’uso di questi
materiali il deposito eoli-
co risulta meno struttura- Foto 4
to e artificializzato rispetto alle altre opere pur sempre naturali-
stiche. I sistemi frangivento in particolare (Foto 5, 6 e 7), sono
risultati coerenti nei confronti della natura dei depositi sabbiosi
ed efficaci rispetto alla dinamica naturale dei processi di sedi-
mentazione/erosione. Non hanno cioè provocato un irrigidi-
mento dei depositi eolici, rendendo nel contempo molto rapida
la creazione di una duna embrionale, aumentandone la stabilità
nel tempo, intrappolando biomasse utili e favorendo la coloniz-
zazione spontanea ad opera di specie autoctone, il tutto senza
perdere la funzione di riserva di sedimento disponibile per la
spiaggia nelle condizioni erosive più critiche.
Restauro e consolidamento mediante interventi sulla vegetazione
La difesa delle dune con impianti vegetali ha origine antica
anche se, a ben guardare, lo scopo degli interventi più estensivi
era principalmente quello di controllare la migrazione interna
dei depositi eolici e la protezione dall’insabbiamento dei terreni
retrodunali.
Oggi gli impianti vegetali in ambito dunale hanno come princi-
pale obiettivo quello di favorire ed accelerare i meccanismi di
colonizzazione e stabilizzazione delle sabbie eoliche con finalità
di protezione e ripristino degli ecosistemi. Le principali tecniche
utilizzate sono:
SILVÆ - Anno VI n. 14 - 83