Page 34 - 103-118 LAGOMARSINO, COSTANTINI, PAGLIAI II bozza:orientamento I bozza
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Le sistemazioni idraulico-forestali
            per la conservazione e l’incremento della biodiversità


            con risultati di eccellenza. In questo periodo le tipologie costrut-
            tive non si discosteranno da quelle tradizionali. Prevarranno le
            opere in muratura anche perché esse si eseguivano mediante
            cottimi fiduciari, mentre i lavori propriamente forestali si face-
            vano in amministrazione diretta.
            Per molti decenni i tronchi vallivi degli alvei torrentizi sono stati
            rettificati e ingabbiati tra le difese spondali, inserendovi soglie o
            traverse per compensare l’aumento di pendenza del percorso
            rettilineo (Puglisi, 2006). Nella figura 1, tratta da una pubblica-
            zione giapponese, se ne coglie la sintesi.
            Questo criterio sistematorio è stato definito ‘sindrome di Chezy’
            (Di Silvio, 1997) con riferimento alla formula del moto uniforme
            con la quale fissata la velocità della corrente (generalmente 3
            m/sec per evitare sia corrosioni che depositi) si desume la pen-
            denza da dare all’alveo, inserendovi a tale scopo opere trasver-
            sali. La rettificazione dell’alveo torrentizio consente di ricavare
            [aree] spazi golenali per l’agricoltura (fig.2).
            Verso la fine degli anni Sessanta ebbe inizio l’evoluzione delle
            tipologie costruttive (Puglisi, 1967,1968) che oltre alla selezione
            dei materiali fluitati, senza intercettare quelli fini, utili per il
            ripascimento dei litorali, ha prodotto, quanto meno in Basilicata,
            l’innesco di processi dinamici evolutivi spontanei della vegeta-
            zione naturale (Gentile et al., 2006).
            A metà degli anni Ottanta si afferma il concetto che le tipologie
            costruttive debbono adeguarsi agli scopi della sistemazione
            (Kettl, 1989). «Accanto alle funzioni tradizionali […] quali risul-
            tati delle originarie tipologie costruttive applicate a delle cono-
            scenze statiche, si andarono ad aggiungere i complessi gruppi
            funzionali […] che consentono di intervenire meglio sulle speci-
            fiche individualità di ogni torrente». Kettl si riferiva principal-
            mente alle briglie frangicolate, che da allora hanno avuto grande
            sviluppo in Europa, ma la teoria della ‘catena funzionale’ si pre-
            sta anche al ruolo della ‘connettività’ per la conservazione della
            biodiversità. In questa direzione, una ventina di anni fa, al vec-
            chio criterio della ‘sindrome di Chezy’ si sostituì quello della
            rinaturazione dei corsi d’acqua, demolendo addirittura le vec-
            chie sistemazioni ad andamento lineare e rifacendole secondo
            un percorso naturale tortuoso (Göldi, 1995) che favorisce l’inse-


                                                             SILVÆ - Anno VI n. 14 - 37
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