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La criminalità organizzata peninsulare come fatto sociale totale
vidui adatti a ricoprire quei ruoli e occupare quelle posizioni.
Per questa ragione, il paradigma della struttura riflette una con-
cezione olistica del sociale in quanto concepisce la società come
l’unità prioritaria di analisi e gli individui come veicoli attraver-
so i quali la società si esprime.
Comprendere la complessità delle associazioni criminali richie-
de uno sforzo di integrazione di differenti prospettive, teorie e
strumenti di numerose discipline nell’ambito delle scienze giuri-
diche, sociali ed economiche. Tutte le ricerche sostenute da uno
straordinario sforzo di connessione tra conoscenze, culture e
pratiche, sono chiamate a fornire chiavi interpretative della
realtà e proposte di azione più adeguate.
Del resto si vive simultaneamente l’ambiente naturale (il territo-
rio), la società (ambiente sociale o milieu), il sistema economico
nel quale operare. Questi aspetti della vita vengono troppo spes-
so trattati come se fossero tra di loro separati. I confini sono inve-
ce sfumati anche se apparentemente possono sembrare netti, le
connessioni esistenti sono molteplici. Le risposte della politica e
del mondo del mercato, alle sfide che la modernità delinquen-
ziale impone, sono ancora dominate da una visione settoriale e
non integrata della realtà.
Come ricorda Edgar Morin “l’intelligenza parcellizzata, compar-
timentata, meccanicistica, disgiuntiva, riduzionistica, rompe il
complesso del mondo in frammenti disgiunti, fraziona i proble-
mi, separa ciò che è legato, unidimensionalizza il multidimen-
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sionale” .
Ricomponendo il framework analitico dell’universo criminale
associativo è possibile sostenere che la mafia presenti una strut-
tura frattale, una struttura circolare a forma di spirale i cui ele-
menti si ripetono in continuazione e in modo sempre più sottile.
Le diverse posizioni non sono né disposte lungo un continuum,
né tra loro meramente contrapposte: sono piuttosto organizzate
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come in un cerchio e si combinano in forma variabile .
48 Morin E. e Kern A.B., Terra-Patria, Raffaello Cortina Editore, 1994 (pag. 165).
49 (N.d.r.) Un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo
su scale diverse, ovvero che non cambia aspetto anche se visto con una lente d’ingrandimen-
to. Questa caratteristica è spesso chiamata auto similarità. Il termine frattale venne coniato nel
1975 da Benoît Mandelbrot in Gli oggetti frattali. Forma, caso e dimensione (Einaudi, 1987) e deri-
va dal latino fractus (rotto, spezzato), così come il termine frazione (non a caso le immagini
frattali sono considerate dalla matematica oggetti di dimensione frazionaria).
SILVÆ - Anno VI n. 13 - 255