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OGM: cosa bolle in pentola?
gli olii con catene di acidi grassi di 8-10 atomi di carbonio sono assorbiti,
FOCUS digeriti ed ossidati più facilmente, rilasciano meno calorie per molecola ed
hanno un effetto saziante. Per questo motivo essi sono impiegati comu-
nemente negli alimenti per l’infanzia, nella nutrizione parenterale e nei
supplementi per la dieta degli sportivi ma al momento non esiste una
fonte naturale economicamente conveniente per la purificazione di queste
molecole. Per questo motivo si è cercato di ottenerne una maggiore pro-
duzione negli olii vegetali ma, a differenza del caso dell’acido laurico, l’in-
troduzione di geni che codificano per gli enzimi che favoriscono l’espor-
tazione precoce di catene di 8 e 10 atomi di carbonio è risultata solo in un
aumento modesto nella sintesi di questi acidi grassi. Questo ha suggerito
una difficoltà della pianta ad accettare grandi quantità di molecole lipidi-
che “esotiche” e la necessità di modificare contemporaneamente più di
un’attività enzimatica per favorirne l’accumulo, senza interferire con fun-
zioni essenziali per la pianta.
Anche la produzione di catene lipidiche più lunghe, come quelle degli
acidi grassi polinsaturi (PUFA) riveste un notevole interesse per l’alimen-
tazione e la salute dell’uomo ed ha ricevuto molta attenzione. Infatti, esi-
ste un forte divario tra le quantità di acidi grassi polinsaturi raccomanda-
te dai nutrizionisti e quelle effettivamente consumate. La possibilità di
modificare geneticamente il metabolismo dei lipidi nei semi oleaginosi per
rendere le piante una fonte abbondante ed inesauribile di PUFA è, quin-
di, molto attraente dal momento che l’attuale purificazione dall’olio di
pesce non è in grado di venire incontro alla crescente domanda di questi
nutrienti. Un primo risultato molto incoraggiante in questa direzione è
stato riportato recentemente sulla rivista Nature Biotechnology da un grup-
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po americano che è riuscito ad ottenere la sintesi di quantità significative
(10%) di alcuni PUFA nella pianta modello Arabidopsis grazie al trasferi-
mento di ben 3 geni (di alghe e di una pianta alpina) codificanti per enzi-
mi necessari per allungare ed introdurre doppi legami nelle catene dell’aci-
do linoleico e linolenico.
Anche se si tratta ancora di dimostrazioni di fattibilità più che di vere e
proprie nuove varietà, un buon numero di modificazioni genetiche in
corso di studio o nelle prime fasi della sperimentazione in campo riguar-
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dano il potenziamento del contenuto e della bio-disponibilità dei cosid-
detti nutraceutici (parola coniata dalla fusione di “nutrienti” e “farmaceu-
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