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(Ophrys tenthredinifera subsp. neglecta, Ophrys bertolonii, Ophrys
incubacea, Ophrys tarentina, Ophrys holosericea subsp. apulica, Ophrys
exaltata subsp. mateolana), si possono, come nel caso dell'agro di
Santeramo in Colle, concentrare un gran numero di ibridi e forse anche di
nuove specie.
Nelle garighe e nei macchieti trovano buone condizioni di vita: Ophrys
bombyliflora, Ophrys apifera, Ophrys sipontensis, Ophrys holosericea
subsp. parvimaculata, Ophrys lutea subsp. lutea, Ophrys fusca subsp.
lucana, Orchis italica, Barlia robertiana, Anacamptis papilionacea,
Anacamptis coriophora.
Nei boschi mediterranei delle nostre latitudini il carattere xerico diventa
più attenuato rispetto alle zone aperte; in questi ambienti, specie di orchidee
a carattere sciafilo, in maniera sempre sporadica, possono prendere posto
all'ombra degli alberi. Rarissima è la presenza di Cephalanthera
damasonium nella lecceta della Gravinella, altrettanto rara è Limodorum
abortivum in un bosco rado di querce su via Altamura e Platanthera
chlorantha nel bosco della Parata, dove è stato riscontrato un solo esemplare
di Dactylorhiza romana.
Per quanto riguarda le zone umide, a seguito della grande
trasformazione agraria avvenuta nel corso dei secoli, molti ambienti sono
stati distrutti. E' possibile anche che con la modificazione degli habitat
originali altre Orchidaceae siano scomparse; attualmente si rinvengono solo
alcuni esemplari di Anacamptis laxiflora, fortunatamente conservati in
canali di scolo.
Riguardo i fenomeni della diffusione e della speciazione delle orchidee
italiane l'argomento non può essere trattato che attraverso l'analisi dei
fenomeni orogenetici e climatici.
Gli avvenimenti preistorici più importanti che hanno determinato la
formazione dell'attuale paesaggio vegetale sono quelli delle glaciazioni
quaternarie. Durante le glaciazioni, l'immobilizzazione di una enorme
quantità di acqua sottoforma di ghiaccio portò come conseguenza un
notevole abbassamento del livello dei mari: circa 90 metri sotto l'attuale
livello, durante quella del Würm e di quasi 200 metri durante quella del Riss
(PIGNATTI, 1959). Nel periodo più freddo delle glaciazioni la flora
preglaciale fu in gran parte sterminata, ma alcune piante sopravvissero nei
rifugi liberi dai ghiacci.
Con il ritiro dei ghiacci, partendo dai rifugi, molte piante hanno
riconquistato in tempi rapidissimi aree assai vaste. L'Italia peninsulare e la
Penisola Balcanica furono rifugi importantissimi per la nostra flora, essendo
state largamente libere da ghiacci e collegate dal ritiro dell'Adriatico durante
I quaderni di SILVAE.IT – Pagina 15