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Considerazioni sulla morfologia e biologia delle orchidee

                            Le Orchidaceae sono piante erbacee perenni, terrestri o epifite (queste
                        ultime da noi non sono rappresentate). Assumono dimensioni svariatissime
                        che spaziano da 3-4 metri  di altezza come il caso di  Grammatophyllum
                        papuanum della Nuova Guinea a piante che in totale non superano 1 cm
                        come il caso Platystele jungermannioides dell'America centrale. Limitando
                        la descrizione alle orchidee nostrane va preliminarmente evidenziato che, di
                        regola, sono obbligatoriamente micotrofiche, cioè dipendenti dalla
                        costituzione di simbiosi con funghi microscopici nelle fasi giovanili e solo
                        eccezionalmente nelle fasi di piante mature.
                            L'apparato radicale, costituito, per lo più da bulbo-tuberi o rizotuberi, ha
                        aspetto e dimensioni diverse. Si tratta di organi, funzionanti anche come
                        tessuti di riserva, possono essere tondeggianti, e in questo caso, sessili
                        (Ophrys e  Orchis) o peduncolati (Serapias); più o meno profondamente
                        divisi (Dactylorhiza); napiformi (Platanthera e Spiranthes); con veri rizomi
                        forniti di radici (Listera e  Epipactis); vere radici fascicolate (Neottia e
                        Cephalanthera); radici coralliformi (Corallorhiza).
                            La parte aerea è costituita dallo scapo o caule che non è mai ramificato,
                        può essere glabro o pubescente e non presenta gemme all'ascella delle
                        foglie. Queste, possono essere di due tipi: basali, disposte a rosetta, dal cui
                        apice normalmente si eleva lo scapo (solo nella  Spiranthes spiralis è
                        laterale) e cauline con dimensioni normalmente decrescenti verso l'alto fino
                        ad assumere la denominazione di brattee in corrispondenza della
                        infiorescenza.
                            Per quanto riguarda l'apparato fiorale, tranne il caso del genere
                        Cypripedium, questo, è rappresentato da  una infiorescenza con pochi o
                        numerosi fiori. Può avere forma cilindrica, conica o globulare; per la sola
                        forma cilindrica, il caso del genere Spiranthes, ha i fiori disposti in forma
                        spiralata. Si ritiene che a seguito di processi evolutivi, il fiore delle orchidee,
                        derivi da una struttura ancestrale  attinomorfa simile a quello delle
                        Liliiflorae, basato su due verticilli di tre tepali cadauno. I sei tepali
                        costituenti il fiore sono riuniti in due cerchi alternati, uno esterno (quello dei
                        sepali) e l'altro interno (quello dei petali e labello). I tre pezzi fiorali del
                        verticillo interno sono rappresentati da due petali e da una struttura più
                        grande chiamata "labello" che è la parte più vistosa e che trasforma il fiore
                        da attinomorfo a zigomorfo (a simmetria bilaterale).
                            Un fenomeno assai interessante è quello della torsione dell'ovario o del
                        peduncolo che lo sostiene. A causa  di questa rotazione di 180º




                                                                   I quaderni di SILVAE.IT – Pagina 10
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