Page 15 - Supplemento Rassegna 2017-3
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PREFAZIONE DEL GEN. C.A. TULLIO DEL SETTE


                  Un impegno costantemente punteggiato da enormi sacrifici, spesso sco-
             nosciuti. Un impegno che, solo nel periodo 1946-1950, le costerà 61 Carabinieri
             caduti in conflitto a fuoco.
                  È  la  stagione  delle  Squadriglie  e  del  Comando  Forze  Repressione
             Banditismo a cui l’Arma, sotto il comando del Colonnello Ugo Luca, fornì la
             spina dorsale dello sforzo operativo e organizzativo.
                  Un periodo di grandi cambiamenti quello a cavallo del 1946, esattamente
             70 anni fa, in cui per l’Isola la soluzione dell’Autonomia rappresentò, sicura-
             mente, il male minore rispetto alle velleità di coloro che volevano questa terra
                 a
             la 48 stella degli Stati Uniti d’America.
                  Un periodo di torbide alleanze non ancora del tutto chiarite tra latifondi-
             sti, campieri e separatisti dell’EVIS che il 1° maggio del 1947 condussero alla
             strage di Portella della Ginestra.
                  Un  periodo  in  cui  numerose  bande  imperversavano  in  Sicilia  e  i
             Carabinieri  rappresentavano  spesso  l’ultimo  estremo  baluardo  della  legalità.
             Come a Mazzarino, nelle campagne di Feudo Nobile, dove il 28 gennaio del
             1946  fu  un’intera  Stazione  dell’Arma  a  essere  attaccata.  Persero  la  vita  8
             Carabinieri, compreso il loro Comandante, Brigadiere Vincenzo Amenduni.
                  Sacrifici  enormi,  con  centinaia  di  Carabinieri  sparsi  nelle  contrade  più
             sperdute, con turni massacranti e gravissimo rischio personale. Tra i fatti di san-
             gue e gli innumerevoli attacchi alle caserme dell’Arma, rimane emblematica la
             strage  di  Passo  di  Rigano  del  19  agosto  1949,  quando  un  convoglio  del
             Battaglione Mobile dei Carabinieri di Palermo venne fatto saltare in aria, con
             una  tecnica  che  oggi  definiremmo  talebana  (i  cosiddetti  “IED”,  Improvised
             Esplosive  Device),  con  una  mina  anticarro  collocata  dalla  Banda  Giuliano.
             Nell’attentato trovarono la morte altri 7 giovani Carabinieri e 10 rimasero feriti
             anche con gravi amputazioni.
                  Il  periodo  trascorso  a  Corleone  risultò  per  il  giovane  Tenente  Carlo
             Alberto dalla Chiesa, allora 29enne, particolarmente formativo e costituì la base
             per i successivi impegni sul fronte del contrasto alla mafia. Un’esperienza vis-
             suta come era nel suo stile: in prima persona, tra i suoi Carabinieri e a stretto
             contatto con la popolazione, cogliendone i bisogni, le misere condizioni, la vita
             difficile ma anche le inespresse speranze per una società più giusta.

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