Page 14 - Supplemento Rassegna 2017-3
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CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: LA LOTTA DELL’ARMA ALLA MAFIA



                    •  presenta, nel 1971, quel poderoso rapporto giudiziario nei confronti di
               114 mafiosi, divenuto pietra miliare delle inchieste giudiziarie antimafia;
                    •  indica alla Commissione parlamentare antimafia, il 26 aprile 1973, per la
               prima volta la necessità di confiscare i beni e i capitali dei mafiosi “specie quan-
               do  -  disse  testualmente  -  si  è  avuta  notizia  di  trasferimenti  o  investimenti
               all’estero di capitali illecitamente acquisiti”.
                    Sette anni da Comandante di Legione, fuori dall’ordinaria prassi seguita
               dall’Arma, quella, cioè, di limitare tali periodi di comando a due o tre anni; di
               non indugiare su singole figure, specie se Ufficiali di grado elevato.
                    Carlo Alberto dalla Chiesa, però, è già da tempo intrinsecamente un per-
               sonaggio:  da  quando  -  come  si  racconta  -  riceve  la  madre  all’aeroporto  di
               Punta Raisi con il saluto militare, a quando, anfibi sul fango - boots on the
               ground -, capeggia i propri uomini in quell’eccezionale sforzo logistico e orga-
               nizzativo con cui l’Arma mostrò la sua straordinaria capacità di sostegno alla
               popolazione per il terremoto del Belice del gennaio 1968. Un Comandante
               d’esempio anche nell’essere fiero e orgoglioso dei suoi Carabinieri; quell’orgo-
               glio che lo portò ad affermare nel corso dell’audizione alla Commissione anti-
               mafia del 28 marzo del 1969 «non abbiamo paura di nessuno, nessuna perples-
               sità guida il nostro procedere, non ci fermiamo di fronte a chicchessia. Ed è
               questa la forza della quale meno vanto per i miei collaboratori e per i miei
               uomini più modesti».
                    Una  terra  che  conosceva  bene.  La  conosceva  fin  dal  1949,  quando  da
               Capitano,  già  postosi  in  luce  a  Casoria  nelle  attività  anti  banditismo  delle
               Squadriglie, era stato destinato su sua richiesta a Corleone, una città già simbolo
               della mafia e dell’attività di contrasto dello Stato e dell’Arma.
                    Dalla Chiesa rimase a Corleone, in verità, solo 9 mesi, dal settembre 1949
               al giugno 1950. Quei mesi gli furono sufficienti, però, per capire la mentalità,
               gli schemi, le radici profonde di una struttura che spadroneggiava nel territorio
               con tante zone d’ombra, contiguità, relazioni opache tra Istituzioni e società
               civile.
                    Era stata una stagione di grande sforzo operativo per l’Arma quella che
               va, in particolare, dall’armistizio di Cassibile, il 3 settembre 1943, all’uccisione
               di Salvatore Giuliano a Castelvetrano il 5 luglio 1950.

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