Page 186 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE
francese, Manuel valls, annunciava che il paese era in stato di guerra contro
Dā‘ish, anticipando la presentazione al parlamento di un progetto per distrugge-
re l’organizzazione terroristica, in francia come in Siria ed Iraq. Una situazione
ricca di complessità ove, alle decine di vittime ancora in corso di quantificazione
e identificazione, rischiavano di aggiungersi la libertà individuale e gli accordi
Schengen. poichè se alla straordinarietà di un atto terroristico può essere giusti-
ficato rispondere con lo stato d’eccezione, meno semplice è individuare le linee
di azione più opportune di fronte ad un’emergenza situazionale permanente. lo
smarrimento, lo sbigottimento, la sorpresa, lo spiazzamento, l’imprevedibilità
degli sviluppi futuri, il desiderio di rivalsa e di vendetta, prima ancora che di giu-
stizia, sono fattori che hanno sempre fatto parte di una umana reazione emotiva
all’evento devastante ma che, se non governati, contribuiscono ad alimentare in
modo incontrollato e pericoloso la paura.
A riguardo, si osserva come un primo e concreto tentativo di razionaliz-
zazione e delimitazione dell’insicurezza generale - con lo sforzo di ricostruire il
tessuto sociale dilaniato e consentire la riconnessione di ciascuno con la propria
dimensione affettiva -
sia stato messo in opera proprio dai social network, dimostratisi ancora una
volta aderenti al rapido divenire; è infatti grazie ad un servizio di Safety Check
attivato da Facebook, che i parigini hanno potuto rassicurare i loro cari, indican-
do, con un click, che si trovavano in sicurezza. l’efficacia e sensatezza dell’ini-
ziativa consentiva di superare il cortocircuito emotivo, rendendo effettivo un
sistema di comunicazione alternativo alla rete telefonica, in quel momento evi-
dentemente satura ed inadeguata a fornire le risposte attese. Anche l’hashtag
#Rechercheparis lanciato da Twitter consentiva agli internauti di pubblicare le
foto dei propri cari di cui erano rimasti privi di notizie, mentre si trovavano
nelle zone coinvolte dagli attacchi. I messaggi di sostegno sfilavano così sulla
rete sociale come all’inizio del 2015 era accaduto con il noto
hashtag#JeSuisCharlie: con una diversa parola chiave però, #prayforparis, che
già entro le ore 07.00 di sabato 14 novembre, era stata condivisa oltre 3 milioni
di volte.
l’esperienza del successivo assedio di Saint Denis, con un intervento di
polizia che, non riuscendo a sfruttare l’effetto sorpresa, si prolungava inaspetta-
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