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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

      Un esempio sono le immagini minacciose all’Italia riprese dalle coste libi-
che o ancora l’esecuzione del soldato giordano, Muahd al-Kasasibah, il pilota
arso vivo dopo essere stato sequestrato dai miliziani del Califfato, il 24 dicembre
2014, diffuso attraverso gli account twitter dei mujhaeddin con una vera e propria
operazione di marketing digitale.

      Sin dall’ottobre 2006, è invece attiva al-Furquana Foundation, oggi strumen-
to istituzionale di Dā‘ish nota per la cruenza delle immagini proposte, spesso
riprese dai nostri telegionali o talk show dedicati. è costituita soprattutto dai
documentari di propaganda la produzione di al-Furquana, ma anche da trailers e
cortometraggi o vere e proprie fiction a puntate. lo stile complessivo richiama
insomma quello delle televisioni occidentali che include format di vario genere,
cui si affiancano delle vere e proprie lezioni per trasferire al pubblico contenuti
specifici tecnico-militari: in questo caso, tuttavia, la formazione riguarda ancora
una volta la fabbricazione di ordigni artigianali (Improvised explosive Devices).
Questi tutorial consentono un apprendimento di tipo deduttivo in totale auto-
nomia, rendendo più immediato l’addestramento all’utilizzo di IeD, attraveso
la condivisione delle conoscenze e delle competenze.

      Da circa una decina di anni, la rete di al-Fajr costituisce il canale prescelto
per la distribuzione della complessiva produzione cinematografica: la presenza
nel network degli stessi amministratori dei forum jihadisti eleva peraltro esponen-
zialmente le possibilità di diffusione del materiale di propaganda il cui binomio
portante resta affascinare ed inorridire. Un asse che viene declinato anche nelle
tipologie di produzione scelte, l’una orientata ad alimentare la dimensione epica
del Califfato, l’altra connotata da una informazione pressoché istituzionale, sulle
tappe progressive della espansione di Dā‘ish e, quindi, necessariamente ancora
una volta sugli eccidi, i massacri di civili, le brutali esecuzioni. Dalla ricerca della
dimensione epica scaturisce il bisogno di creare il mito del jihad, eleggere i propri
eroi e fare in modo che possano prendere il posto di quelli blasonati occidentali;
tanto meglio se si tratterà di eroi convertiti e martiri. proprio su questo filone,
al-Hayat ha prodotto un cortometraggio(187) sulla vita e le gesta di convertiti che
dagli Stati Uniti e dall’europa raggiungono i territori controllati da Dā‘ish per
combattere nelle fila dello Stato puro dell’Islam, sotto la legge di Allah.

(187) - Al Ghuraba, ovvero gli stranieri, i prescelti da altri paesi, n.d.r.

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