Page 213 - Rassegna 2025-1
P. 213
LA fiGuRA DEL CAPo DELLo STATo DAGLi ALBoRi DELLA REPuBBLiCA Ai GioRni noSTRi
Per converso, V. E. orlando, nella seduta del 10 marzo 1947, a fronte della
configurazione dei poteri del Capo dello Stato, ne aveva paventato la mera funzione
simbolico- decorativa, tanto da definirlo come un fainèant (fannullone) .
6
L’onorevole Tosato dichiarava che nella prescelta forma di Governo parlamentare,
il Presidente aveva una funzione non meramente rappresentativa, poiché ne aveva
una essenziale: quella - disse - di essere il grande regolatore del gioco costituzionale,
di avere questa funzione neutra, di assicurare che tutti gli organi costituzionali dello
Stato e, in particolare, il Governo e le Camere, funzionino secondo il piano costituzio-
nale. non è una funzione irrilevante, ma essenziale, che corrisponde a tutta la strut-
tura vera e propria del Governo Parlamentare. Nel caso di conflitti tra le Camere ed
il Governo, tra le prime ed il Popolo o tra il secondo ed il Popolo medesimo chi
mantiene il regolare funzionamento di questo sistema di uniformità alla volontà
7
popolare? - si chiedeva l’oratore - Ecco la funzione essenziale del Capo dello Stato .
Il 23 ottobre il Ruini, affrontando il tema della configurazione dei poteri
del nuovo Capo dello Stato, tenne a sottolineare che non si erano voluti ripro-
durre quelli tipici di una Repubblica presidenziale con la correlata titolarità
dell’Esecutivo, in quanto si trattava di un regime che - avvertì - ha fatto magnifica
prova al nord, pessima nel Sud America, e non si è mai trapiantato in Europa,
dove si è invece realizzato per forze storiche [...] il tipo di governo parlamentare o
di Gabinetto . Fatte queste premesse di ordine generale, appare utile una rapida
8
carrellata sui vari Presidenti avvicendatisi dalle origini ai giorni nostri.
Enrico De nicola (1946-1948) garante di una pacifica transizione dalla
Monarchia alla Repubblica, sostenne che la democrazia non era un fatto mera-
mente aritmetico basato sulla forza dei numeri, ma era-innanzi tutto- consapevo-
lezza e capacità di discernimento, che solo attraverso la cultura potevano acqui-
sirsi. Egli seppe egregiamente navigare “a vista” e suo fu il peso di dover creare,
per la prima volta, una prassi istituzionale.
Luigi Einaudi (1948-1955) appena nominato al Colle, espresse il rimpian-
to di non poter più partecipare ai dibattiti, dai quali soltanto nasce la volontà
comune; e di non poter più sentire la gioia, una delle più pure che un cuore umano
possa provare, la gioia di essere costretti a poco a poco dalle argomentazioni altrui ,
a confessare a se stessi di avere, in tutto o in parte torto, ed accedere, facendola pro-
pria, all’opinione di uomini più saggi di noi.
6 La Costituzione della Repubblica nei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, cit., p. 295.
7 Op. cit., p. 2946.
8 Op. cit., p. 3472. In merito ai rischi di un’eventuale forma di governo di tale tipo, cfr. amplius G.
B. Rizzo, Repubblica presidenziale?, ne La Sicilia, 7 giugno 1966.
211