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LA fiGuRA DEL CAPo DELLo STATo DAGLi ALBoRi DELLA REPuBBLiCA Ai GioRni noSTRi




                    Per converso, V. E. orlando, nella seduta del 10 marzo 1947, a fronte della
               configurazione dei poteri del Capo dello Stato, ne aveva paventato la mera funzione
               simbolico- decorativa, tanto da definirlo come un  fainèant  (fannullone) .
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               L’onorevole Tosato dichiarava che nella prescelta forma di Governo parlamentare,
               il Presidente aveva una funzione non meramente rappresentativa, poiché ne aveva
               una essenziale: quella - disse - di essere il grande regolatore del gioco costituzionale,
               di avere questa funzione neutra, di assicurare che tutti gli organi costituzionali dello
               Stato e, in particolare, il Governo e le Camere, funzionino secondo il piano costituzio-
               nale. non è una funzione irrilevante, ma essenziale, che corrisponde a tutta la strut-
               tura vera e propria del Governo Parlamentare. Nel caso di conflitti tra le Camere ed
               il Governo, tra le prime ed il Popolo o tra il secondo ed il Popolo medesimo chi
               mantiene il regolare funzionamento di questo sistema di uniformità alla volontà
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               popolare? - si chiedeva l’oratore - Ecco la funzione essenziale del Capo dello Stato .
                    Il 23 ottobre il Ruini, affrontando il tema della configurazione dei poteri
               del nuovo Capo dello Stato, tenne a sottolineare che non si erano voluti ripro-
               durre quelli tipici di una Repubblica presidenziale con la correlata titolarità
               dell’Esecutivo, in quanto si trattava di un regime che - avvertì - ha fatto magnifica
               prova al nord, pessima nel Sud America, e non si è mai trapiantato in Europa,
               dove si è invece realizzato per forze storiche [...] il tipo di governo parlamentare o
               di Gabinetto . Fatte queste premesse di ordine generale, appare utile una rapida
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               carrellata sui vari Presidenti avvicendatisi dalle origini ai giorni nostri.
                    Enrico De  nicola (1946-1948) garante di una pacifica transizione dalla
               Monarchia alla Repubblica, sostenne che la democrazia non era un fatto mera-
               mente aritmetico basato sulla forza dei numeri, ma era-innanzi tutto- consapevo-
               lezza e capacità di discernimento, che solo attraverso la cultura potevano acqui-
               sirsi. Egli seppe egregiamente navigare “a vista” e suo fu il peso di dover creare,
               per la prima volta, una prassi istituzionale.
                    Luigi Einaudi (1948-1955) appena nominato al Colle, espresse il rimpian-
               to di non poter più partecipare ai dibattiti, dai quali soltanto nasce la volontà
               comune; e di non poter più sentire la gioia, una delle più pure che un cuore umano
               possa provare, la gioia di essere costretti a poco a poco dalle argomentazioni altrui ,
               a confessare a se stessi di avere, in tutto o in parte torto, ed accedere, facendola pro-
               pria, all’opinione di uomini più saggi di noi.


               6  La Costituzione della Repubblica nei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, cit., p. 295.
               7  Op. cit., p. 2946.
               8  Op. cit., p. 3472. In merito ai rischi di un’eventuale forma di governo di tale tipo, cfr. amplius G.
                  B. Rizzo, Repubblica presidenziale?, ne La Sicilia, 7 giugno 1966.

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