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ClImAtE ChANgE lItIgAtION E grEENwAShINg: ANAlISI E PrOSPEttIvE




                    Con la UNFCCC la comunità internazionale prende, dunque, “formal-
               mente” atto dei rischi del cambiamento climatico e, sulla scorta dei periodici
               Assesment  report (AR) dell’Intergovernamental Panel on Climate Change
               (IPCC) , avvia un percorso di condivisione che culminerà nell’Accordo di Parigi
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               del 2015, a margine della CoP 21. Tale accordo, che segue di pochi mesi la sot-
               toscrizione dell’Agenda oNU 2030 per lo sviluppo sostenibile , segna un cambio
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               di passo nei confronti l’emergenza climatica. Innanzitutto, costituisce un vero e
               proprio trattato internazionale, dal quale derivano vincoli e obblighi precisi per i
               Paesi aderenti; inoltre, posto che i cambiamenti climatici sono preoccupazione
               comune dell’umanità, si evidenzia nel Preambolo la necessità che  le Parti, al
               momento di intraprendere azioni volte a contrastarli, rispettino, promuovano e
               tengano conto dei loro obblighi rispettivi nei confronti dei diritti umani, del diritto
               alla salute, dei diritti delle popolazioni indigene, delle comunità locali, dei
               migranti, dei minori, delle persone con disabilità e dei popoli in situazioni di vul-
               nerabilità, nonché del diritto allo sviluppo, all’eguaglianza di genere, all’emanci-
               pazione delle donne e all’equità intergenerazionale, così collegando esplicitamen-
               te cambiamento climatico e diritti umani e ponendo obblighi d’intervento per gli
               Stati.
                    obblighi che non sono “indeterminati”, ma riferiti in particolare:
                    ➣ allo specifico target di mantenere l’aumento della temperatura media glo-
               bale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre industriali, e proseguire l’azione
               volta a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli pre-indu-
               striali;
                    ➣ all’adozione di azioni volte ad affrontare il fenomeno, mediante la defini-
               zione di Nationally Determined Contribution (NDC), da presentare periodica-
               mente ogni cinque anni ;
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                    ➣ al raggiungimento del picco globale di emissioni di gas ad effetto serra al
               più presto possibile, riconoscendo che ciò impiegherà maggior tempo per le Parti che

               4 Istituito nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’organizzazione meteorologica mondia-
                  le (oMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il
                  riscaldamento globale e fornire informazioni, chiare e basate scientificamente, sui cambiamenti
                  climatici e sui potenziali impatti ambientali e socio-economici che possono avere sul pianeta.
               5  Sottoscritta il 25 settembre 2015 con l’impegno di garantire un presente e un futuro migliore al
                  nostro pianeta, attraverso 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e 169 target, l’Agenda 2030 esprime
                  un giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale,
                  ma anche su quello economico e sociale, affermando una visione integrata delle tre diverse dimen-
                  sioni, (https://asvis.it/l-agenda-2030-dell-onu-per-lo-sviluppo-sostenibile/).
               6  Inizialmente “volontari” (intended), i “contributi” sono stati verificati durante la CoP 28 di
                  Dubai del 2023, nel primo punto di situazione sul  global Stocktake, a norma dell’art. 14
                  dell’Accordo.

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