Page 47 - Numero Speciale 2024
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LA BANDA CARUSO E LA LIBERAZIONE DI ROMA
Appare chiara la preoccupazione di Caruso di mantenere i Carabinieri alle sue
dipendenze in una posizione terza, si direbbe, cioè di piena autonomia dalla catena
di comando militare, che pure era presente a Roma attraverso il Fronte Militare
Clandestino, ma di collaborazione con ogni componente del movimento resisten-
ziale che accettava di collaborare per la cacciata dell’occupante. Ancora più avanti,
così si affrettava ancora a scrivere Caruso: Ora debbo francamente riconoscere che i capi ed
i maggiori esponenti dei vari partiti, aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale, persone
assai degne sotto ogni riguardo e sulla cui onorabilità, nulla veramente si ha da eccepire, con i quali
ho avuto direttamente od indirettamente contatti hanno approvato in pieno queste mie direttive,
ma purtroppo tra la massa degli organizzati di ciascun partito quegli elementi sul conto c’è sempre
da dire, hanno visto male questa resurrezione dei carabinieri, di questi testimoni incomodi, che
tutto sanno, che tutto possono sapere attraverso le loro indagini informative.
Dunque, correttamente Caruso riesce a distinguere il comportamento dei
vertici dei partiti politici presenti nel movimento di Resistenza della capitale dai
singoli gregari talvolta animati da altri risentimenti e non sempre in grado di
avere una visione d’insieme della situazione. In tal senso, sembra evidente che
non tutti furono prodighi di riconoscimenti per quei Carabinieri che insieme
agli appartenenti a movimenti e partiti politici vissero le paure, i rischi, le soffe-
renze e talvolta la morte per un ideale di democrazia e di libertà.
Tale considerazione però fu superata dalla posizione dei comandi militari
alleati che hanno altamente valutato ed apprezzato l’opera svolta dai CC.RR. del fronte
clandestino e che hanno appieno riconosciuto lo spirito antifascista e antitedesco delle loro fina-
lità, fino ad immetterli subito in servizio, assorbiti come sono dalle esigenze della guerra.
Un riconoscimento che rappresenta evidentemente l’apprezzamento del-
l’efficacia dell’operato del Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri, al
punto che i Carabinieri del FCRC si fusero con i militari del contingente R,
come pure è ricordato altrove dapprima costituendo un complesso tattico e poi
l’8 giugno nella sede della legione Allievi Carabinieri Reali .
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In realtà il generale Giulio Cesare Tamassia, comandante del I settore del
Fronte Militare Clandestino, riporta alcuni elementi che saranno approfonditi
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in un secondo tempo, ma che al momento sembra importante segnalare .
In particolare, il settore aveva a disposizione due nuclei Carabinieri Reali
(Trastevere e Prati, rispettivamente agli ordini del tenente Filippi e del briga-
diere Vuoto) che, sebbene inquadrati nel FCRC, erano inseriti nel settore e
operavano con una dipendenza d’impiego direttamente dall’alto ufficiale.
21 I Carabinieri. 1814-1980, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1980, p. 505
22 Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (d’ora in poi AUSSME),
Fondo NI-11, busta 3022, Relazione del generale Giulio Cesare Tamassia.
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