Page 50 - Numero Speciale 2024
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I CARABINIERI DEL 1944 - IL REGNO D’ITALIA



             nella provincia, fu la dimostrazione più chiara della sua capacità di uomo atto a reggere soli-
             damente, con fede e con coscienza, le sorti di individui affidati nelle sue mani per ordini espres-
             si partiti dal Sud, con il quale si procurò costanti collegamenti. Sereno nel suo dovere di sol-
             dato, fedele al suo giuramento di ufficiale, vincolo sacro che lo univa alla sua missione, e
             cosciente dell’adempimento del suo dovere nessuno riuscì a strappargli parola alcuna, nono-
             stante le torture, conscio della sua responsabilità per la vita dei suoi uomini. Aspettava sor-
             ridente la morte, che si presentava per necessaria forza maggiore, spiacente di non poter più
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             collaborare alla completa esecuzione del compito assegnatogli .
                  Le parole di Ioppi hanno un peso. Il brigadiere riesce a trasmettere i valori
             che avevano spinto il generale ad abbracciare la causa nazionale. Un secondo
             attestato che sembra importante riportare in queste pagine fu redatto qualche
             anno dopo.
                  Il generale Roberto Bencivenga così scriveva a proposito di Caruso nel
             1949: Ufficiale serio, equilibrato, intelligente, attivo, di carattere fiero, ma, nel contempo, gio-
             viale, di facile eloquio, di superiore cultura tecnico-professionale e di particolare profondità dot-
             trinaria nel campo del diritto pubblico, egli esercitava un vero fascino sui suoi sottoposti che
             raccolse in condizioni veramente gravi e tristi sia moralmente che materialmente e che, pur
             senza vincoli di forme e possibilità coattive, seppe stringere in nuclei, così compatti ed armonici,
             da costituire veramente un miracolo di volontarismo militare nel campo della lotta […] Egli
             associò fraternamente i suoi reparti a tutti i nuclei armati per la lotta al tedesco, ma procla-
             mandosi apertamente e tenendoli di fatto al di fuori della politica e fedeli alla legittimità costi-
             tuzionale. E questo principio reso noto dal CARUSO, con valide argomentazioni, riuscì a
             fare breccia nell’ambiente della Resistenza Romana. Con il mio deciso intervento poi tutti i
             carabinieri furono bene accetti nella tradizionale linea dell’apoliticità .
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                  Si tratta certamente di una valutazione che giunge a distanza di circa 3 anni
             dai fatti ma gli episodi sono ancora fortemente ricordati, non fosse altro perché
             Caruso portò permanentemente i segni delle torture subite nei pochi giorni di
             permanenza in via Tasso.
                  I  due  giudizi  provenienti  dunque  da  voci  diverse  che  avevano  vissuto
             entrambe le privazioni dell’occupazione tedesca di Roma fanno ben comprende-
             re le vicende generali dei Carabinieri clandestinamente presenti a Roma che ave-
             vano vissuto durante quei terribili mesi e si crede che i due giudizi rappresentino
             adeguatamente bene sia il grande lavoro fatto da Caruso, sia in generale quanto
             i Carabinieri fecero a Roma in uno dei periodi più bui della sua storia recente.



             27   Angelo Ioppi, Non ho parlato, Roma, Anonima Tipografica Editrice Lazione, 1949, pp. 72-73.
             28   ASACC, D191.2, Generale Caruso Filippo, Medaglia d’Oro al Valor Militare, Rapporto infor-
                  mativo sul conto del Generale Filippo Caruso per il periodo 8 settembre 1943 - 5 giugno 1944.

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