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I CARABINIERI DEL 1944 - LE RESISTENZE AL REGIME COLLABORAZIONISTA



                  Si è così voluto affrontare un tema complesso, difficile, ancora oggi con-
             troverso dove i protagonisti sono ancora una volta i Carabinieri; in questo caso,
             si potrebbe dire, più vittime ma non solo; moltissimi di questi furono coraggiosi
             attori attivi di partecipazione a quel processo democratico che fu la lotta di
             Resistenza.
                  Il  Signor  Presidente  della  Repubblica,  Onorevole  Sergio  Mattarella,  in
             occasione della commemorazione dell’80° anniversario della zona libera della
             Carnia e dell’Alto Friuli, ha affermato: “il 1944 fu un anno carico di orrore, in
             Italia e in Europa. Il ritiro progressivo delle truppe naziste lasciava dietro di sé
             una drammatica scia di stragi […] Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei
             verso i campi di sterminio di Bergen Belsen e Auschwitz.
                  Contemporaneamente prendeva forza il movimento di Resistenza al fasci-
             smo. Fascismo che, con il regime della Repubblica Sociale Italiana, era complice
             della ferocia nazista. Si affacciavano i primi embrioni di partecipazione politica
             e di aspirazione democratica. […] la battaglia della Resistenza era una battaglia
             per l’indipendenza, oltre che per la libertà. L’estate partigiana del 1944 si nutriva
             della convinzione che, presto, gli Alleati avrebbero sfondato la Linea Gotica per
             porre  rapidamente  fine  alla  guerra,  puntando  dal  Veneto  verso  l’Austria,  i
             Balcani. La convinzione era così diffusa da spingere il Comitato di Liberazione
             Nazionale Alta Italia - il CLNAI - a porsi, il 2 giugno 1944, giusto due anni
             prima della data del referendum istituzionale - il problema della transizione dei
             poteri nelle terre occupate e a definire l’obiettivo dell’azione dei Patrioti in una
             circolare diretta ai Comitati di Liberazione nazionali, regionali e provinciali. Vi
             si diceva: “l’insurrezione nazionale, insieme alle operazioni condotte dall’eser-
             cito regolare, deve fornire la prova storica dell’opposizione del popolo italiano
             al nazifascismo e costituire così la sua riabilitazione di fronte al mondo intero”.
                  Un’ambizione necessaria, per ridare all’Italia il suo posto tra le nazioni
             civili. La Resistenza ricusava l’idea che il ruolo del movimento partigiano fosse,
             con azioni di guerriglia e di disturbo, esclusivamente di affiancamento all’offen-
             siva delle truppe alleate”.
                  L’orrore colpì anche i Carabinieri, va ricordato, rimasti in osservanza delle
             convenzioni internazionali e degli ordini superiori per garantire il corretto svol-
             gimento, ove possibile, della vita civile in qualità di forza dell’ordine. Tuttavia i
             mezzi a disposizione furono limitati con lo scioglimento dell’Arma imposto dal
             capo dell’entità presente al Nord e l’ingresso forzoso nella Guardia Nazionale
             Repubblicana come spiega chiaramente il colonnello Massimiliano Sole e il pro-
             fessor Giuseppe Pardini che analizza il caso di Lucca e il giuramento imposto il
             9 febbraio.

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