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INSERTO
La ratio dell’intera disciplina risiede nella regolazione dell’attività commer-
ciale entro i confini delineati dalla buona fede e dalla correttezza.
Si può anzi affermare con decisione che il concetto di “controllo dell’at-
tività” rappresenti la chiave di lettura più adeguata a cogliere il senso comples-
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sivo della normativa sulle pratiche commerciali , tenendo peraltro conto che
qui la categoria “attività” abbraccia non soltanto tutte le condotte strettamente
funzionali alla conclusione di contratti di vendita di beni o di svolgimento di
servizi, ma anche tutte le azioni e omissioni che, in maniera diretta o indiretta,
possano influenzare (o forse sarebbe più opportuno dire distorcere) la libertà di
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scelta del consumatore medio entrato anche solo potenzialmente in contatto
con il professionista, a prescindere, quindi, dalla stipulazione o meno di un
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contratto .
2 G. Grisi, Rapporto di consumo e pratiche commerciali, in Europa e dir. priv., 2013, 6 s. L’A. esclude
che al centro della normativa vi siano non solo singoli specifici atti, ma anche comportamen-
ti e ciò sulla scorta dei continui riferimenti della normativa all’attività, ma anche di altri ele-
menti: «Il nesso tra pratica commerciale e codice di condotta, indicativo non solo (e non
tanto) perché è certa la vocazione di quest’ultimo a disciplinare un’attività, ma anche (e
soprattutto) in considerazione del fatto che già dalla definizione data nell’art. 18, lett. f), cod.
cons. si evince il carattere non puntuale ed episodico della pratica, espressione - per l’appun-
to - di un’attività. Fa, poi, riflettere il concetto di “diligenza professionale”, che - stando
all’art. 18, lett. h) - non è metro per valutare il comportamento nello specifico posto in essere
da un contraente, ma criterio atto ad apprezzare ciò «che ragionevolmente i consumatori
attendono da un professionista nei loro confronti». Indicativo è, altresì, l’art. 19 cod. cons.,
per il collegamento istaurato tra pratica commerciale ed “operazione commerciale relativa a
un prodotto”, la prima riguardando l’antecedente, il durante e il dopo la seconda». Sul rilievo
giuridico e i caratteri dell’azione v. S. Tommasi, Pratiche commerciali scorrette e disciplina
dell’attività negoziale, Bari, 2017, 48 s., soprattutto in ordine all’impossibilità di tipizzare
l’agere commerciale dei professionisti e alla differenza tra l’atto (dimensione statica) e l’azio-
ne (dimensione dinamica), rievocando così gli studi di Salv. Romano, Ordinamento sistematico
del diritto privato, II, L’azione, Napoli, 1970; v. anche Labella, Pratiche commerciali scorrette e rimedi
civilistici, cit., 693 s.
3 Sulla nozione di consumatore medio v. in dottrina, tra gli altri, L. Rossi Carleo, Consumatore,
consumatore medio, investitore e cliente: funzionamento e sintesi della disciplina delle pratiche scorrette, in
Europa e dir. priv., 2010, 707, ma anche 688, per cui la figura di consumatore assurge a para-
metro di valutazione della diligenza professionale (su cui infra) e di individuazione dei limiti
entro i quali può esplicarsi liberamente la modalità dell’offerta. V. anche N. Zorzi Galgano,
Il contratto di consumo e la libertà del consumatore, in Tratt. Galgano, LXII, Padova, 2012, 1 s.: C.
Poncibò, Il consumatore medio, in Contratto e impresa Europa, 2007, 734 s.; C.E. Mayr, Il parametro
del consumatore, in AIDA, 2008, 282 s.; M. Astone, Il consumatore medio nel diritto interno e comu-
nitario, in C. Russo Ruggeri (a cura di), Studi in onore di Antonino Metro, I, Milano, 2009, 101 s.;
V. Meli, “Diligenza professionale”, “consumatore medio” e regola “de minimis” nella prassi dell’AGCM
e nella giurisprudenza amministrativa, in www.orizzontidelcommerciale.it, e S. Tommasi, Pratiche
commerciali scorrette e disciplina dell’attività negoziale, Bari, 2013, 65, in cui l’autore si sofferma par-
ticolarmente sulla figura del cosiddetto “agente modello”. In giurisprudenza v. Corte di
Giustizia 19.9.2006, 1998, C-356/04, in Racc., 2006, I, 8501, § 78, Corte di Giustizia
19.4.2007, C-381/05, cit., § 23, in Dir. ind., 2007, 386 s., con nota di M. Fusi.
4 G. Scognamiglio, Le pratiche commerciali scorrette: disciplina dell’atto e dell’attività, in Nuovo dir. soc.,
2010, 8 s.
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