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L’HATE SPEECH TRA VITA OFF-LINE E ON-LINE
Nel contesto digitale, il problema non riguarda solo la ricondivisione delle
informazioni, ma il danno derivante dalla loro permanenza costante. La notizia
violenta rimane sospesa in un “eterno presente”. Il web rende impossibile dimen-
ticare i contenuti dannosi. Se un tempo era difficile ricordare, ora è altrettanto dif-
ficile dimenticare, poiché viviamo costantemente connessi e immersi in una rete
che sembra non fermarsi mai, dove tutto può tornare in qualsiasi momento.
Il caso di Anna Mayer sollevò importanti interrogativi sulla difficoltà di
gestire i contenuti dannosi senza compromettere il diritto di libertà di espressio-
ne. Le piattaforme social si trovarono così di fronte alla sfida di trovare un equi-
librio tra il controllo di commenti e post che, pur non violando direttamente le
leggi sulla libertà di parola, potevano avere effetti devastanti sulla salute mentale
e sul benessere delle persone. La sua vicenda contribuì a far crescere la consape-
volezza pubblica riguardo al problema dell’hate speech online, spingendo verso una
maggiore attenzione alla necessità di politiche di moderazione più efficaci e di
un’educazione digitale mirata, per contrastare l’intolleranza e il bullismo virtuale.
3. Una eccessiva criminalizzazione della rete
La rete è emersa e si è evoluta inizialmente come una ἀγορά (agorà) della
libertà di espressione, libertà che ha raggiunto il suo massimo sviluppo nei social
network. Queste piattaforme digitali, permettendo a chiunque di creare un
account, anche sotto falso nome, di generare contenuti e interagire, hanno rap-
presentato il cuore del processo di disintermediazione, ovvero il superamento
del filtro tipico dei media «tradizionali» che selezionano i contenuti destinati al
pubblico. Alla luce di quanto esposto sopra, abbiamo visto, come può diventare
un potente acceleratore dell’odio per molteplici ragioni, amplificando e diffon-
dendo comportamenti negativi, discriminatori e violenti. Le dinamiche di ano-
nimato, la polarizzazione e la rapidità con cui le informazioni si diffondono onli-
ne creano un ambiente favorevole a chi intende seminare discordia e violenza.
La lotta contro l’odio online richiede interventi che abbracciano aspetti tecnici,
legali, educativi e sociali, con l’obiettivo di promuovere una cultura e una edu-
cazione digitale più inclusiva e rispettosa.
Tuttavia, è importante evitare che ciò porti a una visione distorta dell’in-
tero mondo digitale. Uno dei temi dibattuti riguarda, infatti, il rischio di una cri-
minalizzazione eccessiva della rete. Questa visione errata considera Internet e
le sue dinamiche come intrinsecamente pericolosi, spingendo alla creazione di
leggi e regolamenti severi che cercano di reprimere ogni comportamento nega-
tivo online, senza considerare gli impatti sulla libertà di espressione, la privacy e
l’innovazione.
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