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L’HATE SPEECH TRA VITA OFF-LINE E ON-LINE



               individuate tra i contatti dei social network, siti web o blog e diventano vittime di
               attacchi ingiustificati. Il creare sofferenza mentale, ovvero i crimini contro la
               mente, attraverso manipolazioni psichiche è da tempo al centro del dibattito di
               studiosi del diritto penale.
                    Questo avviene perché l’integrità mentale, in un contesto digitale dove il
               corpo può sembrare assente, diventa particolarmente rilevante. Le dinamiche di
               questo tipo di crimine sono insidiose, poiché non lasciano segni visibili come
               quelli fisici, ma possono avere effetti duraturi sulla salute mentale delle vittime.
               Inoltre, questi crimini risultano difficili da dimostrare e quantificare, conside-
               rando che il nostro ordinamento giuridico si basa su tabelle e modalità specifi-
               che per valutare il danno fisico, relegando spesso il danno morale a una posi-
               zione secondaria. Ipotesi di tutela e di protezione dell’integrità morale rientrano
               invece nel delicato tema del rapporto tra libertà di manifestazione del pensiero
               e diritto all’onore e alla reputazione .
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               2.  Hate speech: alcuni casi pratici
                    Il contesto dell’odio interpersonale si ricollega alla struttura dell’hate speech
               online, presentando sia elementi tradizionali della giurisprudenza pre-digitale che
               aspetti innovativi caratteristici della nuova era digitale.
                    Gli utenti dei social media sembrano non essere pienamente consapevoli
               delle conseguenze e dei rischi legati alle loro tracce nel mondo digitale, sottova-
               lutando il pericolo cui si espongono. Quasi si ha la sensazione che l’idea di “inti-
               mità digitale” che si crea quando si pensa di essere amici online, possa portare a
               una maggiore condivisione e spesso eccessiva di informazioni personali, crean-
               do un effetto di disinibizione-online. È come se ci si sentisse nascosti e protetti
               da un finto anonimato.
                    Questa credenza produce una sorta di distacco dalla nostra reale persona-
               lità  dando  luogo  a  comportamenti  che  in  condizioni  reali  non  avremmo.
               L’effetto disinibitorio in certi contesti, come nei forum, può favorire la possi-
               bilità di raccontarsi e di aprirsi, di descrivere le proprie esperienze traumatiche
               o nei casi gravi consentire di reperire informazioni , sia a chi è interessato a
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               commettere reati, sia a chi ha la necessità di difendersi.
                    Un caso di suicidio particolarmente insolito, ad esempio, ha suscitato l’in-
               teresse di alcuni ricercatori di riviste mediche a causa delle modalità con cui è
               stato perpetrato, modalità che hanno avuto origine da informazioni reperibili
               sul sito web della Church of  Euthanasia.

               3    Vedere paragrafo dell’Avv. Gloria Mancini.
               4    L’odio online. Violenza verbale e ossessioni in rete, G. Ziccardi.

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