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DOTTRINA




                  A chiosa, un utile spaccato lo offre il Progetto Melting Pot Europa , che
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             qui si cita nelle sue linee sostanziali: “Tra i principali push factors occorre anno-
             verare la fragilità delle istituzioni locali, sistemi giudiziari deboli, alti tassi di cor-
             ruzione, proliferazione incontrollata di conflitti sociali e guerre civili. […] In
             questo senso, tra i principali fattori di rischio si consideri il dislivello sociale tra
             donne e uomini, la predominanza di valori e norme patriarcali, la mercificazio-
             ne e l’oggettivazione del corpo delle donne e della loro sessualità, e l’accettazio-
             ne - in alcuni Paesi - oltre che la legittimazione, della violenza contro le donne.
                  Anche le finalità del traffico e dello sfruttamento differiscono sulla base
             del genere, gli uomini sono impiegati prevalentemente nel settore edile, agricolo
             o in generale nel settore industriale, mentre le donne sono destinate, oltre che
             alla prostituzione, al lavoro domestico o nella ristorazione”.
                  In Italia, la riduzione o il mantenimento in schiavitù, il suo trasferimento
             ovvero l’acquisto o l’alienazione di schiavi, sono reati puniti rispettivamente
             dagli articoli 600, 601 e 602 del codice penale. Essi riferiscono, in generale, alla
             tratta degli esseri umani.
                  I reati commessi dai cosiddetti scafisti, nonché dai c.d. facilitatori e/o pas-
             satori, rispondono secondo il comma 3 e seguenti dell’articolo 12 del Testo
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             unico sull’immigrazione , come modificato dalla Legge Bossi-Fini.
                  Il 23 febbraio 2024 invece, il Group of  Experts on Action against Trafficking in
             Human Beings (GRETA) quale organismo indipendente del Consiglio d’Europa,
             ha pubblicato il rapporto di valutazione sulle misure impiegate dall’ordinamen-
             to italiano per contrastare la tratta degli esseri umani . L’opera conferma che
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             l’Italia continua a essere il luogo di approdo per le vittime, oltre a rappresentare
             una tappa intermedia e di transito verso altre destinazioni europee. Il 47% delle
             persone identificate - principalmente di genere femminile - non viene sottopo-
             sta, per propria scelta, a piani di assistenza. Le persone trafficate (tra le 101
             nazionalità  registrate)  sono  originarie  prevalentemente  dalla  Nigeria,  seguita
             dalla Costa d’Avorio, Pakistan, Bangladesh e Marocco, con un’incidenza sugli
             episodi del c.d. caporalato ma con un abbattimento delle statistiche della ridu-
             zione in schiavitù, commercio di persone e sfruttamento della prostituzione.
             Quest’ultima, tuttavia, rimane il core business delle organizzazioni criminali.

             28   https://www.meltingpot.org/2024/01/il-fenomeno-della-tratta-di-esseri-umani-come-que-
                  stione-di-genere/. Consultato il 7 agosto 2024.
             29   D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’im-
                  migrazione e norme sulla condizione dello straniero) e L. 30 luglio 2002, n. 189 (Modifica
                  alla normativa in materia di immigrazione e di asilo).
             30   Group of  Experts on Action against Trafficking in Human Beings (GRETA), Evaluation Report -
                  Italy, 23 febbraio 2024.

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