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LINGUAGGIO VIOLENTO E PAROLE D’ODIO




               oppressi e discriminati. Questo produce fenomeni d’ingiustizia, in quanto la dif-
               ferenza di potere si evince proprio dalla relazione delle parti coinvolte nel dia-
               logo.
                    Un’ingiustizia che si crea e si trasforma nel tempo, proprio perché risente
               della  mediaticità  sociale  e  della  pressione  che  i  tribunali  in  rete  e  fuori  rete
               hanno prodotto nel tempo.
                    Appartenere ad un gruppo dominante consegna a chi si esprime un mag-
               gior potere che viene innanzitutto rafforzato dalla loro identità sociale.
                    Un esempio calzante è il rapporto nella storia tra uomini bianchi e uomini
               neri al tempo della segregazione razziale, di quanto anche a livello processuale,
               la parola dell’uomo bianco avesse un effetto ridondante e subisse una conside-
               razione maggiore rispetto a quella dell’uomo nero. La struttura delle relazioni
               di potere tra le parti era talmente differente che andava a incidere sul risultato
               processuale finale.
                    Questo aspetto sociale di asimmetria di potere tra gli interlocutori è anco-
               ra presente, se si pensa a quanti pensieri e comportamenti razzisti, sessisti e
               omofobi continuano a trovare espressione anche nella società attuale, amplifi-
               cati maggiormente dalla presenza della piazza virtuale.
                    Bisogna inoltre tenere presente che non tutte le ingiustizie e le distorsioni
               comunicative si risolvono, basti pensare a quanto le categorie considerate fragili
               come le donne, i minori, gli anziani ecc. siano spesso vittime di una sistematicità
               fatta di prepotenza e prevaricazione, percepite come deboli, incapaci di farsi
               rispettare o al contrario, come nel caso delle donne in carriera, percepite come
               aggressive e troppo ambiziose.
                    Sono tante, varie e numerose le forme espressive che contribuiscono a dif-
               fondere pregiudizi e chiusure mentali che sfociano in stereotipi sessisti o più in
               generale in comportamenti esclusivisti, che hanno come scopo l’allontanamen-
               to e la distruzione della persona considerata “diversa”.
                    La parola rappresenta la persona, è il suo biglietto da visita, essa indica
               come siamo dentro di noi, quali sono i nostri pensieri e come vengono rappre-
               sentati attraverso le parole. Inoltre la parola ha un potere enorme perché mani-
               pola il comportamento e l’espressione dei sentimenti, manipola chi realmente
               siamo, ovvero la nostra identità e quella degli altri.
                    Essa pone etichette su come vengono classificate le persone, i gruppi e le
               situazioni, assumendo quindi grande intensità e complessità specialmente quan-
               do vengono coinvolte categorie sociali, diventando uno specchio che rimanda
               continuamente  ai  sintomi  sociali  deviati,  spesso  normalizzati  da  una  società
               malata che a fatica utilizza un linguaggio responsabile e sano.


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