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INSERTO
contenuto sul web, così come è altrettanto agevole avviare una condivisione
dello stesso, innescando così con minimi gesti un meccanismo di diffusione,
tanto immediato e privo di complicazioni, quanto foriero dell’esposizione del-
l’autore a rischi penali. Non a caso, nei tribunali si registra un incremento
costante dei processi per il delitto di diffamazione perpetrato sui social network o
all’interno delle chat di gruppo su whatsapp, proprio perché questa è attualmente
la più diffusa modalità di comunicazione tra le persone, fulcro stesso della
socialità.
Il momento consumativo del delitto di diffamazione tramite internet, si
verifica con la comunicazione dell’offesa all’onore e alla reputazione a più
persone. Ai fini della gravità del reato, più esteso è il numero delle persone
destinatarie della comunicazione e maggiore è la lesività della condotta. Ciò
fa comprendere anche la ratio che governa l’inasprimento del trattamento san-
zionatorio rispetto alle più lievi ipotesi dei primi due commi, da individuarsi
proprio nella maggiore offesa arrecata all’altrui reputazione, a causa della par-
ticolare diffusività del mezzo adoperato per diffamare. La norma in esame
prevede infatti la reclusione da sei mesi a tre anni o la multa non inferiore a
516 euro.
Si tratta di un reato istantaneo che si consuma nel luogo e nel momento
stesso in cui il contenuto viene immesso nella rete e può essere percepito dai
terzi utenti. Proprio per la sua struttura tipica, che lo rende un reato di pericolo,
per ritenere consumato il delitto, basterà che vi sia l’esposizione del bene giuri-
dico tutelato dalla norma penale incriminatrice.
Attraverso la rete gruppi di persone possono scambiarsi informazioni,
impressioni e pensieri. Dunque, alle grandi possibilità relazionali che offrono le
piattaforme dei social network agli utenti, devono necessariamente essere affian-
cati i rischi per l’uso improprio e criminale che di tali strumenti può essere fatto.
Gli utenti della rete sono chiamati ad accettare e vivere con consapevolezza il
rischio che le loro affermazioni o condivisioni possano ledere la posizione di
altri oppure provocare danni.
Non è condivisibile e non coglie nel segno, la ricostruzione di una presun-
ta inconsapevolezza degli effetti legati all’uso dello strumento, laddove sia un
adulto il fruitore del social network o della pagina, il quale deve avere ben chiare
tutte le implicazioni legate all’essere nel mondo digitale. Altro esempio allar-
mante di condivisione e diffusione di comportamenti, è la tendenza che ha lan-
ciato le cosiddette challenge, nate proprio nella rete.
Si tratta di inviti o sfide rivolti al pubblico di internet a compiere delle azio-
ni. Dai balletti con delle basi musicali, alla ice bucket challenge ideata per sostenere
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