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LO SHARENTING: ANALISI E RISCHI DI UN FENOMENO NEL WEB




                    Quindi, seppur nel primo caso si tratti di un professionista (il giornalista)
               e nel secondo di un cittadino (il genitore) le somiglianze rispetto al tipo di pra-
               tica di condivisione e dei danni che ne possono conseguire sono numerose.
                    Pare opportuno quindi riflettere, a livello di decisori politici, sugli spunti
               offerti da tali documenti di autodisciplina per sviluppare strumenti adeguati (di
               prevenzione, formazione, e sanzione) per la protezione dei minori anche nei
               contesti online frequentati da genitori e altre figure di riferimento per i minori.
               Come sappiamo, limitare la libertà di espressione non è il fine di questi inter-
               venti, lo è invece la salvaguardia dei diritti dei minori.

               5.  Prospettive per il futuro
                    Il progetto ProTechThem continua, tra le altre cose, con l’analisi di que-
               stionari e interviste somministrati a chi frequenta le piattaforme di social media,
               condividendo contenuti riguardanti minori. I risultati preliminari mostrano già
               delle  tendenze  interessanti,  evidenziando  come  molti  genitori  o  altri  adulti
               appartenenti alla cerchia sociale del minore abbiano avuto esperienza diretta o
               indiretta di un’ampia serie di reati o danni sociali vittimizzanti i minori coinvolti,
               tra cui furti e frodi di identità, il riuso di immagini senza consenso, bullismo, la
               presenza di commenti sessualizzati e/o altrimenti sgradevoli, e tentativi di con-
               tattare il minore da parte di estranei.
                    La pratica di non chiedere il consenso ai propri figli (quando abbastanza
               grandi da potere esprimere una preferenza sul punto) prima di postare foto o
               altri contenuti che li riguardano si conferma prevalente, così come è purtroppo
               comune da parte di altri adulti pubblicare materiale non dei propri figli, senza
               il consenso dei loro genitori.
                    Se le preoccupazioni maggiori legate allo sharenting da parte degli adulti
               intervistati riguardano l’adescamento o l’abuso sessuale, pochi sembrano preoc-
               cuparsi dei danni emotivi che potrebbero derivare da certe pratiche, o dei rischi
               altrimenti legati allo sfruttamento dell’identità del minore.
                    Nel complesso, questi risultati suggeriscono l’utilità di portare avanti cam-
               pagne di sensibilizzazione per migliorare l’alfabetizzazione digitale degli adulti,
               e per renderli più consapevoli dei rischi digitali e dei danni sociali ad essi asso-
               ciati.
                    Le campagne di sensibilizzazione non dovrebbero essere mirate solo ai
               genitori, ma anche ad altri adulti che potrebbero essere parte delle cerchie socia-
               li  dei  minori  (ad  esempi  nonni,  amici,  educatori,  allenatori)  che  potrebbero
               postare essi stessi foto o informazioni potenzialmente sensibili, spesso senza il
               consenso dei genitori.


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