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DOTTRINA
L’obiettivo è quello di riversare le esperienze acquisite nel progetto nelle
attività di formazione rivolta al personale militare, affinché si possano loro
fornire gli strumenti per sensibilizzare l’utenza potenzialmente vittima sulla
conoscenza del fenomeno e sugli interventi di prevenzione sociale, da disse-
minare nell’ambito degli incontri per alimentare la “cultura della legalità”
nelle scuole.
2. Lo sharenting da una prospettiva di sicurezza informatica
La pratica dello sharenting, socialmente rischiosa che è andata diffondendo-
si negli ultimi anni, per lungo tempo ha ricevuto scarsa attenzione da una pro-
spettiva di sicurezza informatica.
Solo nell’ultimo paio di decadi è stato avviato un crescente approfondi-
mento a come informazioni riservate o sensibili possano venire raggiunte tra-
mite accessi illegali con attività di hacking o di ingegneria sociale; allo stesso
tempo, si sono però trascurati quei comportamenti rischiosi portati avanti da
individui che condividono volontariamente informazioni identificative o poten-
zialmente sensibili online.
Solo negli ultimi anni alcuni studi hanno iniziato a sottolineare alcuni dei
rischi legati all’esposizione della vita dei minori online (spesso a loro insaputa,
e ovviamente il più delle volte in assenza di ogni forma di consenso informato).
In questo filone, si è inserito il citato progetto di ricerca ProTechThem: Building
Awareness for Safer and Technology-savvy Sharenting, finanziato dal Consiglio per la
Ricerca Sociale ed Economica del Regno Unito (UK Economic and Social Research
Council - ESRC), da cui origina questo contributo .
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Da una prospettiva criminologica, si sottolinea come fenomeni emergenti
e complessi come quelli dello sharenting non si prestino ad essere analizzati con
approcci meramente legalistici: alcuni dei comportamenti riconducibili a questo
fenomeno solo occasionalmente violano norme giuridiche o sociali; potrebbero
non raggiungere la soglia legale per essere perseguiti con gli strumenti della giu-
stizia penale, o potrebbero mancare gli elementi probatori.
Restano però comportamenti che, a vario titolo, facilitano o creano “danni
sociali” (social harms, nella letteratura internazionale) in quanto le informazioni
divulgate possono causare danni diretti o indiretti di tipo fisico, finanziario,
sociale ed emotivo.
1 Per ulteriori informazioni, si rimandano i lettori al sito del progetto: https://www.prote-
chthem.org/. Per una rassegna più completa in italiano, si veda Anita Larvogna e Morena
Tartari (2023), La sovraesposizione digitale dei minori: un approccio multidimensionale al fenomeno dello
sharenting, FrancoAngeli.
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