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I BOSCHI VETUSTI: AVERNE CURA OGGI PER IL NOSTRO FUTURO DI DOMANI



                    Infatti, la ricerca spasmodica di energie alternative ci pone di fronte anche
               al rischio di vedere declassati, da parte delle amministrazioni locali deputate alle
               fasi autorizzative dei tagli, i nostri scrigni di biodiversità a dei serbatoi di sem-
               plici biomasse energetiche. Senza un salto culturale profondo che accolga l’im-
               portanza della conservazione dei boschi vetusti, l’aggressione al patrimonio del
               nostro futuro, ancorché tutelato dalla Costituzione, sarebbe compiuta: come
               destinare all’inceneritore solo per generare calore un mobile stile Luigi XV.
                    Le scelte mirate ad assicurare la funzionalità ecologica degli ecosistemi,
               comunque, sono affidate non solo alle Istituzioni ma anche ai comportamenti
               dei singoli e anche dei tecnici: risulta strategico conservare la biodiversità e la
               bellezza degli ecosistemi naturali e si rende sempre più necessario agevolare
               l’evoluzione dei boschi cosiddetti vetusti incentivando il concetto del “lasciar
               crescere” e “lasciar fare” alla Natura nei boschi maturi, valorizzando così quelle
               dinamiche naturali a garanzia di ecosistemi forestali che diverranno sempre più
               resistenti e resilienti ai cambiamenti globali.
                    Il tessuto sociale può contribuire fattivamente a questi processi accoglien-
               do l’evoluzione e accompagnandola attraverso un’accettazione attiva del con-
               cetto del “lasciar crescere” e “lasciar fare” alla Natura nei boschi maturi.
                    Con l’aggettivazione di bosco vetusto ci si riferisce, pertanto, alle sole fore-
               ste che hanno avuto la possibilità di accrescersi e strutturarsi seguendo le logiche della
               Natura per un considerevole lasso di tempo grazie all’assenza, per tempi sufficientemente lun-
               ghi,  di  attività  riconducibili  all’uomo,  in  primo  luogo,  in  termini  di  utilizzo  delle
               risorse forestali. nei boschi vetusti si ritrovano quindi alberi molto longevi, albe-
               ri di grandi dimensioni che muoiono per cause naturali, determinando l’accu-
               mulo di legno morto e l’affermazione della rinnovazione naturale.
                    In Italia pochi luoghi naturali conservano boschi vetusti, pressoché inte-
               gri, fatta eccezione per quelli custoditi nelle Riserve Naturali Statali Integrali,
               aree nelle quali è stato attribuito per legge il massimo grado di protezione e
               dove gli interventi antropici sono esclusi, ad eccezione di quelli finalizzati allo
               studio  e  al  monitoraggio.  Essi  costituiscono  ecosistemi  di  incredibile  valore
               naturalistico  e  scientifico,  riconosciuti  a  livello  europeo  quali  fondamentali
               baluardi per la conservazione della biodiversità.
                    Come  noto,  in  relazione  all’allarmante  diminuzione  della  biodiversità  i
               paesi dell’UE si sono impegnati a ripristinare la natura e a preservarne la diver-
               sità biologica attraverso l’adozione di azioni da realizzare entro il 2030, indicate
               nel  documento  della  Commissione  Europea  “Strategia  per  la  Biodiversità
               dell’Unione Europea”. La strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 costi-
               tuisce un elemento chiave del Green Deal europeo e prevede:


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