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DOTTRINA
Accanto all’interesse “privato” per la produzione del legno essenziale per
la nostra economia è essenziale per l’interesse “collettivo” la funzione ambien-
tale, climatica, culturale e turistica nel rispetto della legalità interna e sovrana-
zionale. Così come lo è la vocazione della campagna alla produzione del cibo.
L’obiettivo del “verde urbano”, nelle sue molteplici presentazioni di fron-
te al degrado urbano e per una migliore vivibilità della città, è in sintonia con
quello di un intervento radicale nello sviluppo di essa per la sua “rigenerazio-
ne”. Occorre conservare il meglio del passato per fronteggiare le preoccupazio-
ni del futuro (e già del presente): nelle città metropolitane, le megalopoli e le
città-stato con le loro macrodimensioni e le loro esigenze sociali ed umane
come nelle città storiche del nostro Paese.
Non sta a me valutare la molteplicità dei problemi tecnici che si pongono
e delle loro possibili soluzioni; quanto e in quale misura si possa sostituire
l’asfalto delle strade e il cemento degli edifici con il verde dei parchi e degli albe-
ri; quanto si possa conciliare la coesistenza del “ghetto ben difeso” dei bene-
stanti con il “ghetto per i poveri” per realizzare una “città giusta”. Da studioso
del diritto posso solo sottolineare il progressivo e accentuato deterioramento di
una cultura sociale, economica e giuridica della città che è divenuta l’unico cen-
tro dell’aggregazione umana in spazi ristretti di territorio, molto ridotti rispetto
all’estensione del nostro pianeta. Occorre prendere atto delle profonde modifi-
che che la città, la foresta e la campagna richiedono sotto diversi aspetti e settori
(da quello urbanistico a quello logistico, culturale, sociale e giuridico, ecc.),
soprattutto dopo l’esperienza drammatica e globale della pandemia.
Non bastano le realtà e le illusioni della smart city, della brain city, della città
in un quarto d’ora, per quanto esse siano aspetti essenziali dell’evoluzione urba-
na; o lo sfruttamento dissennato delle risorse naturali con la deforestazione,
finalmente affrontato anche a livello sovranazionale ed europeo.
L’accostamento fra città e foresta non è nuovo. Sono state più volte sot-
tolineate le caratteristiche simili delle complessità nell’organizzazione urbana e
in quella forestale. Non a caso si propone una sorta di scambio fra le due realtà:
la città “diventa foresta” e quest’ultima “diventa città”, come condizione per la
sopravvivenza della specie umana che conservi le sue caratteristiche attuali. Per
evitare che essa diventi una “specie urbana” e perda le proprie caratteristiche
nel rapporto già ora compromesso tra persona e natura.
In questa nuova dimensione della foresta e della città sembra positiva e
essenziale la figura del “Carabiniere nella foresta”, frutto dell’assorbimento del
Corpo Forestale nell’Arma, nel 2016, accanto alla sua consolidata e nota pre-
senza in molti altri aspetti della convivenza civile del nostro Paese.
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