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LIBRI
Anna Benvenuti
La figlia del Maresciallo
La Vela editore, Lucca, 2021, pp. 75, euro 14,00
Anna Benvenuti è stata professoressa universitaria
presso l’Università degli Studi di Firenze per oltre qua-
rant’anni, dedicandosi alla Storia Medievale con parti-
colare riferimento alle forme di vita religiosa e al culto
dei santi, pubblicando numerosi saggi e volumi.
Qui, però, la professoressa si è cimentata in un
ruolo diverso. Ha scelto di riservare le 175 pagine del
volume ad una narrazione apparentemente più leggera
e gradevole.
L’autrice si è avventurata in un racconto che è chia-
ramente descritto nel titolo. Ella si muove sulla scia dei
suoi ricordi personali di figlia del Maresciallo che ripercorrono gli anni del “mira-
colo economico” italiano e che vedono la famiglia Benvenuti vivere degnamente in
una caserma dei Carabinieri, in quelle di Piombino (di sotto e di sopra, come ama
ricordare) che si stava trasformando da borgo di pescatori a sede dell’ILVA e delle
acciaierie.
Infatti, come il titolo ricorda e centra nella sua immediata percezione, la profes-
soressa è figlia di un maresciallo dei Carabinieri anzi del Maresciallo e riesce attra-
verso la sua narrazione a far emergere una memoria solo apparentemente lontana,
quei suoi ricordi di giovinetta che lasciano intravedere un’Italia totalmente diversa
rispetto quella di oggi, molto distante da quella attuale che lei ci fa scoprire attra-
verso gli episodi di vita quotidiana vissuti in caserma.
La vita dei Carabinieri e delle loro famiglie in quell’Italia era una vista di caser-
ma, delle migliaia di caserme che popolavano quell’Italia agricola di un tempo che
cercava il riscatto nel cosiddetto “boom economico”, fatto anche di tanti sacrifici
e di una migrazione interna dal Sud al Nord Italia.
In questo scenario, l’autrice ci parla della sua Piombino, delle sue amicizie di
bambina, della vita quotidiana sua e dei militari dell’Arma, stanziati in posti distanti
da quelli d’origine e che facevano del ritorno dalla rara licenza di un momento cele-
brativo per far assaggiare le leccornie della regione d’origine.
Appare una vita semplice, vista con gli occhi di una bambina, che però mette in
luce anche l’austerità di un tempo, il riserbo, il rispetto dei ruoli, all’interno e
all’esterno dell’Arma, con un evidente riconoscimento della funzione del
Maresciallo dei Carabinieri.
Poggio dell’Agnello, Piombino, Castiglione della Pescaia hanno rappresentato i
luoghi della fanciullezza e dell’adolescenza della professoressa, descrivendo con
grande precisione, sia il gruppo di bambini e ragazzi che facevano parte del suo
entourage, sia i componenti di quelle stazioni di provincia. Emerge anche il profilo
severo ma giusto del padre, pronto a sacrificare del proprio in caso di necessità per
garantire una vita dignitosa in caserma: così “questo orgoglio maresciallesco aveva
un costo anche per la famiglia, chiamata a sua volta a contribuire al pubblico deco-
ro della caserma con sacrifici privati” (p. 146).
Una bella narrazione che ci riporta lontano e che aiuta i Carabinieri di oggi a
comprendere come svolgevano servizio i loro nonni in uniforme oltre sessant’anni
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