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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
Pertanto, la seconda dinamica è quella che porta a concepire interventi che
abbiano uno “small footprint” (Biddle et al., 2018), ossia un impatto economico
ridotto. Sul piano operativo questo si traduce in un numero minore di uomini
dispiegati sul campo, e da un utilizzo sempre più diverso e sostenuto delle unità
di forze speciali (Wilén, 2021; Reno, 2019).
C’è infine un ultimo aspetto che vale la pena menzionare, che è quello
della crescente competizione internazionale. Questa condizione, che è recepita
in modo chiaro da documenti quali lo Strategic Compass europeo (Fiott, 2021)
o la National Security Strategy (NSS, 2022) americana, inevitabilmente impatta
sul modo in cui vengono concepite le operazioni fuori area. Infatti, la scelta se
intervenire o meno in un determinato contesto, e chi assistere militarmente,
non dipende esclusivamente dai bisogni securitari del paese target. Che sia per
mostrare le proprie capacità e il proprio impegno ad alleati (Kristiansen &
Hoem, 2021; Wiltenburg, 2019); o per esercitare una forma di deterrenza nei
confronti di rivali (Kristiansen & Hoem, 2021; Wiltenburg, 2019); oppure per
proiettare influenza al di fuori dei propri confini (Krieg, 2023), la decisione di
fornire assistenza militare dipende indubbiamente da considerazioni politiche
di carattere più ampio.
4. L’assistenza securitaria e i suoi rischi
L’assistenza securitaria sembra quindi rappresentare una diversa postura
della comunità internazionale nei confronti delle operazioni di stabilità più che
un modo radicalmente nuovo di concepire gli interventi fuori area. A tal riguar-
do alcuni parlano di “guerra da remoto” (remote warfare) non tanto per indivi-
duare una tipologia di guerra a sé stante, vista l’ambiguità del termine, quanto
più per mettere in evidenza una serie di perplessità che questo modus operandi
suscita (McDonald, 2021). In particolare, l’aggettivo remoto pone l’accento sul
rapporto fra capacità che permettono agli attori statali di intervenire in teatri
fisicamente distanti e la loro legittimità politica.
In altre parole, se l’assistenza militare è volta a rafforzare delle capacità
locali preesistenti, di fatto permette anche agli stati che intervengono di limitare
le proprie responsabilità e la propria esposizione (politica, mediatica e militare).
Addirittura, laddove alcuni concludono impietosamente che questo tipo di assi-
stenza è inefficace, poiché rappresenta un segnale di interesse debole nei con-
fronti dei “recipienti” (Karlin, 2017), altri ritengono che consenta ai “fornitori”
di apparire come attivi sul piano internazionale senza di fatto impegnarli con-
cretamente (Tholens & Al-Jabassini, 2023). Si noti poi come il concetto di resi-
lienza sia centrale nella riflessione suscitata da questa postura.
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