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SECURITY FORCE ASSISTANCE: LA CIFRA DI UN NUOVO PARADIGMA DI INTERVENTI INTERNAZIONALI?
Infatti, onde evitare di vedere i propri sforzi vanificati e l’agente rivolgersi
a un altro principale (come Russia o Cina, meno rispettosi in termini di diritti
umani e sovente più rapidi nell’azione delle democrazie Occidentali), i fornitori
di sicurezza spesso dimostrano dei livelli molto alti di tolleranza nei confronti
dei recipienti, anche quando questi ultimi violano apertamente i termini dell’ac-
cordo.
5. Conclusione
L’assistenza securitaria, alla luce dell’evoluzione del contesto internaziona-
le, sembra pertanto essere divenuta l’emblema di una nuova postura nei con-
fronti delle operazioni di stabilità. Gli obiettivi non cambiano (stabilizzare e
garantire un livello minimo di sicurezza), e i metodi scelti in rapporto a questi
non sono né nuovi né specifici di una particolare dottrina.
La caratteristica saliente di questa nuova postura è quindi il fatto che i
decisori politici contemporanei di fatto escludano sempre più l’ipotesi di un
intervento diretto, riducendo quindi la gamma di possibilità. In questo senso è
pertanto probabile che l’assistenza militare rimarrà anche in futuro lo strumen-
to d’elezione per garantire sicurezza e stabilità in zone periferiche del globo.
Tuttavia, i rischi che questa postura comporta non sono trascurabili, e possono
inficiare significativamente il successo di questo tipo di operazioni. I recenti casi
in Mali, Burkina Faso, Niger e Libia costituiscono infatti degli allarmanti indi-
catori del fatto che questa postura potrebbe non essere sostenibile nel lungo
termine.
Occorre quindi riconsiderare il ruolo dell’assistenza militare rispetto alla
più ampia gamma di strumenti che gli stati possiedono per mantenere e proiet-
tare stabilità. È però certo che strumenti tecnici quali SFA difficilmente posso-
no costituire la risposta adeguata a problemi politici e di governance dal carat-
tere più ampio e complesso.
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