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                  Ricordare Vittorio Occorsio significa anche rinnovare l’impegno di tutti,
             delle istituzioni e della società civile, nel perseguire la verità e fare piena luce su
             quel periodo così complesso della nostra storia nazionale, al fine di creare una
             memoria  condivisa  sul  periodo  del  terrorismo;  periodo  su  cui  permangono
             ancora coni d’ombra che attendono di essere conosciuti in modo completo, al
             fine di rendere più matura e consapevole la nostra Repubblica.
                  Proprio quegli intrecci oscuri tra terrorismo e apparati dello Stato resero
             necessaria, in quegli anni, una riflessione, a livello politico, in merito all’assetto
             dei servizi di sicurezza e alla riconduzione dell’attività di intelligence in un più tra-
             sparente quadro istituzionale. Ciò era necessario al fine di garantire che la sicu-
             rezza delle istituzioni democratiche si svolgesse nel pieno del quadro dei valori
             fondamentali indicati nella Costituzione.
                  Le istituzioni democratiche quindi seppero reagire con fermezza e deci-
             sione, dando una risposta concreta finalizzata alla predisposizione degli anticor-
             pi  che  potessero  garantire  e  salvaguardare  l’assetto  democratico  della
             Repubblica.
                  Uno dei punti di approdo di questa risposta fu la legge 24 ottobre 1977, n.
             801 (Istituzione e ordinamento dei servizi per le informazioni e la sicurezza e
             disciplina del segreto di Stato), che ebbe importanti riflessi al fine di iniziare un
             percorso normativo di revisione del sistema dei servizi, ancorandolo saldamente
             ai valori costituzionali e democratici. Non è un caso che tale esigenza di riforma
             sia stata avviata pochi mesi dopo l’omicidio di Vittorio Occorsio, accaduto dopo
             quella serie di fatti tragici, su cui egli stesso, come accennato prima, aveva avuto
             modo di indagare come magistrato. Infatti nel gennaio del 1977, fu istituita una
             Commissione speciale dalla Camera dei deputati, presieduta dall’on. Erminio
             Pennacchini (DC), per esaminare, in sede referente, i progetti di legge presentati
             in materia, partendo dal disegno di legge n. 696 presentato il 2 novembre 1976
             dal Governo Andreotti. L’istituzione di una Commissione speciale testimonia la
             rilevanza e la delicatezza del dibattito intorno agli apparati di sicurezza.
                  La Commissione operò fino al 19 luglio 1977, giorno in cui votò il man-
             dato a riferire in Assemblea e i propri lavori furono caratterizzati da un ampio
             e propositivo confronto tra tutte le forze dell’arco parlamentare, riproducendo
             all’interno delle aule parlamentari quella reazione morale e quella ferma coesio-
             ne della società civile italiana che costituirono un fondamentale argine ai tenta-
             tivi di sovversione dell’ordinamento democratico di quegli anni.
                  La discussione parlamentare si incentrò principalmente su due temi che
             costituirono i due pilastri della riforma: la riorganizzazione dei servizi e il tema
             del segreto di Stato.

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