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INSERTO
A volte questa reazione si manifesta con l’incapacità di reagire in modo
emotivamente appropriato e la sensazione di sentirsi anestetizzati sul piano
affettivo (V. Axia, 2006).
Un altro sintomo importante di risposta traumatica all’evento è l’incoeren-
za cognitiva, soprattutto iniziale. La narrazione successiva dei fatti risulta incon-
gruente e a tratti illogica e durante il resoconto il soggetto si ferma spesso come
se avesse la necessità di mettere ordine nel caos mentale in cui si sente sommer-
so (J. L. Thomas et al., 2010).
Il primo passo per uscire dallo stato traumatico di emergenza è l’accetta-
zione della realtà e di quello che è successo e l’integrazione dell’esperienza
traumatica nel proprio vissuto. L’integrazione dei due mondi, prima e dopo
l’evento traumatico, è forse il compito psicologico principale, il più difficile e
doloroso. Si richiede una grandissima forza d’animo per sopportare il dolore
della perdita e il cambiamento necessario. “Nulla è più come prima” e le per-
sone devono imparare a convivere con quello che è successo, ripensarsi e rico-
struire una nuova definizione di sé che tenga conto del prima e del dopo (B. P.
Marx et al., 2009).
3. Il Critical Incident Stress Debriefing (CISD)
Il termine briefing, in ambito militare e nell’area di intervento delle Forze
di Polizia, sta a significare una breve riunione di lavoro durante la quale il
Comandante comunica agli uomini che dovranno prendere parte ad una mis-
sione o ad un intervento operativo, i dati, le informazioni e le istruzioni relativi
alla missione stessa mentre il debriefing originariamente stava ad indicare il ren-
diconto e l’analisi effettuate ad operazione conclusa. Questa modalità è stata
adottata inizialmente nell’esercito americano durante la seconda guerra mondia-
le con l’unico scopo di migliorare le prestazioni dei soldati in combattimento.
In seguito si è scoperto che il debriefing, sotto l’aspetto della condivisione del-
l’esperienza, aveva un effetto positivo sul benessere psicologico dei militari e
offriva un contributo significativo per migliorare lo spirito di corpo e la coesio-
ne di gruppo.
Così psicologi e psichiatri militari hanno sviluppato il concetto, in termini
applicativi, anche in occasione della guerra di Corea (1950-1953) e del Vietnam
(1954-1975). Nel corso degli anni Sessanta, questa tecnica è stata adottata anche
nel mondo civile per fornire un supporto sociale immediato e migliorare le con-
dizioni psicologiche dei sopravvissuti alle grandi catastrofi (C. Debabèche et al.,
2012).
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