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IL GRUPPO COME RISORSA NELLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda
e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcìa Marquez)
6. Il significato di una narrazione condivisa
Il pericolo di vita e l’emergenza scatenano forze, che spesso a posteriori ci
sorprendono e ci spaventano o che comunque ci danno un’immagine diversa di
noi stessi. Lo stato di emergenza fa affiorare parti di noi che non conoscevamo
e che spesso ci lasciano attoniti o, anche, a volte, con sgradevoli sensi di colpa
(V. Axia, 2006). Attraverso il racconto di ciò che è successo e la narrazione con-
divisa con persone che hanno vissuto la stessa esperienza drammatica, improv-
visa e imprevedibile, si costruisce l’identità di gruppo, si contribuisce a diminui-
re il senso di isolamento individuale e si offre un significato condiviso a quanto
è accaduto.
La narrazione è una peculiarità dell’essere umano che ha affascinato molti
studiosi e poggia su alcune capacità cognitive particolari. Infatti è mimetica
dell’esperienza, si basa su funzioni corticali ed è strettamente correlata alla
memoria emotiva e alla espressione verbale delle emozioni. Permette quindi di
rievocare, elaborare, interpretare e comprendere gli eventi facilitandone il rac-
conto a sé stessi e agli altri (J. Bruner, 1991).
Tuttavia la narrazione di un medesimo fatto può essere anche molto diver-
sa secondo le scelte, più o meno consapevoli, che ogni soggetto compie su ciò
che desidera raccontare. La memoria umana ha delle leggi interne che filtrano
e selezionano le informazioni sia in ingresso, sia al momento della rievocazione.
Un altro processo di selezione è collegato alla scelta delle parole nel-
l’espressione verbale, cioè dei significati che la persona sa o intende esprimere.
Questo è particolarmente evidente, per esempio, se si pensa a testimonianze di
soggetti diversi che, anche se sono stati coinvolti nel medesimo evento o parte-
cipi delle stesse circostanze, differiscono nei dettagli e a volte anche in elementi
sostanziali. In breve, la narrazione non è una copia fedele della realtà ma l’esito
finale di molti processi di selezione delle informazioni e di attribuzione di signi-
ficati (M. Striano, 2005).
Dopo un evento critico, narrare quello che è successo dal proprio punto
di vista, di fronte ad altri che hanno vissuto la stessa esperienza o che potreb-
bero viverla (per esempio nel caso di un arresto in flagranza particolarmente
difficoltoso), aiuta il gruppo a contestualizzare l’esperienza e a farne patrimonio
comune.
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