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INSERTO
Questi eventi, se non vengono gestiti adeguatamente, potrebbero diventa-
re potenzialmente traumatici, e produrre nel tempo delle ripercussioni negative
a livello psicologico.
In organizzazioni gerarchicamente strutturate, come le Forze Armate e le
Forze di Polizia, in risposta a queste evenienze, si è privilegiato nel corso del
tempo, l’interesse applicativo per procedure che, in prima battuta, coinvolges-
sero il gruppo o la squadra dei militari operanti per aumentare la coesione inter-
na di fronte all’emergenza ed evitare pericolosi “etichettamenti” e conseguenti
marginalizzazioni di singoli soggetti, in caso di invio, senza una reale necessità,
a colloqui psicologici individuali.
Questi interventi precoci sono messi a punto per prevenire potenziali con-
seguenze negative che potrebbero riguardare l’esordio di quadri psicopatologici
come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS) o disturbi assimilati (W. Yule, 2002).
Alcuni studi di analisi del fenomeno sono concordi nel sostenere che, a seguito
di un evento critico, gli individui attraversano un periodo di fragilità psicologica,
con l’intervento di fattori psicologici e biologici, una sorta di “cascata biopsico-
logica” (C. Debabèche et al., 2012) creata dalla percezione di una grave minaccia
che può condurre a un disturbo cronico o, al contrario, a processi di adattamen-
to e di resilienza. Per promuovere questi ultimi, si ricorre spesso a incontri di
gruppo di Defusing e di Debriefing per lo Stress da Incidenti Critici (CISD), secon-
do il modello di Mitchell (1983), con gli obiettivi di normalizzare le reazioni
emotive, mentalizzare e rendere consapevoli i significati di comune condivisio-
ne dell’evento. Alcune ricerche (M. A. Maglione et al., 2022) hanno dimostrato
che queste strategie di supporto iniziale sono necessarie ma non sempre suffi-
cienti nella prevenzione del Disturbo Post-Traumatico da Stress, che potrebbe
comunque manifestarsi a distanza di tempo, in soggetti che hanno particolari
fattori di rischio. In questi casi gli interventi di gruppo possono essere efficaci
nell’individuare eventuali soggetti bisognosi di un intervento terapeutico pre-
ventivo maggiormente mirato.
2. Lo stato di emergenza psicologica: definizione e significato
Da millenni si sa, come anche i testi classici latini e greci ne portano diver-
se testimonianze, che l’essere direttamente coinvolti o come testimoni, o venire
a conoscenza di eventi mortali o potenzialmente tali per le persone care è trau-
matico e causa reazioni molto intense, fisiologiche (tremori, accelerazioni della
frequenza cardiaca, svenimenti, ecc.), emotive (dolore, pianto, urla o immobili-
tà, ecc.) e cognitive (ricerca ansiosa della fonte, scanning visivo, ecc.).
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