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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
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da assumere spesso i tratti di una vera e propria “sindrome del “tulipano” .
Basta considerare l’esempio dell’artista Damien Hirst che, dopo aver raggiunto
il suo picco nel 2007, è crollato tra il 2008 e il 2010 per poi ritornare, nel 2011,
al livello di nove anni prima. La forte volatilità dei prezzi costituisce un primo
segnale d’allarme dello scoppio di una bolla speculativa: confrontando l’anda-
mento dei titoli nel mercato dell’arte con quelli relativi ai mutui subprime sul mer-
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cato immobiliare si può notare una sospetta similitudine .
Oscar Wilde, nel suo saggio “Il critico come artista”, scriveva che “la cri-
tica è più creativa della creazione” poiché, in ultima battuta, è proprio questa a
determinare il valore di un prodotto artistico. Oggi però, tra l’artista e il critico,
si inserisce un terzo “attore” che gioca un ruolo fondamentale nella creazione
del valore di mercato, i grandi fondi d’investimento che, investendo nell’arte
contemporanea, puntano esplicitamente sul guadagno nel breve periodo, laddove
un’opera d’arte può essere ritenuta veramente tale solo “consegnandosi alla
distesa dei tempi”, come ebbe a dire il filosofo Hans Georg Gadamer, ovvero
attraverso un’attribuzione di valore plurigenerazionale .
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A sostenere il settore è intervenuto anche il complesso delle vendite online,
salito prepotentemente alla ribalta in concomitanza con le restrizioni imposte
dalla pandemia da COVID-19: con 12,4 miliardi di dollari registrati nel 2020 si
attesta al venticinque per cento del mercato totale (nel 2019 era solo il nove per
cento). Il quadro che delinea l’indagine annuale condotta da Art Basel, insieme
a Ubs, permette di cogliere in profondità la portata e l’impatto della mutazione
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strutturale in atto .
Le strutture tradizionali di transazione (fiere, aste, mostre) sono passate al
digitale (tramutandosi nelle cosiddette sale virtuali o Online Viewing Room); nel
frattempo sono fiorite nuove piattaforme (mutuate anche da social network come
Instagram) e molti scambi sono avvenuti in via privata tra artisti e collezionisti,
sottraendosi più o meno parzialmente alla griglia dei controlli previsti dalla
nuova normativa antiriciclaggio.
(55) La “bolla dei tulipani” o “tulipomania” è stata una manovra speculativa sui prezzi dei bulbi
dei fiori scoppiata nell’economia olandese del Seicento, forse la prima crisi documentata nella
storia del capitalismo. A partire dal 1636 il bulbo di tulipano diventò il quarto prodotto prin-
cipale di esportazione dei Paesi Bassi (dopo gin, aringhe e formaggio); nella prima metà del
XVII secolo il suo prezzo salì alle stelle a causa di una speculazione generale sul prodotto,
per poi crollare drasticamente nel giro di un semestre. Molte persone ottennero e persero la
loro fortuna da un giorno all’altro.
(56) A. MONTESI, L’arte contemporanea? Una bolla, come i subprime, 9 febbraio 2012, in https://www.lin-
kiesta.it/2012/02/larte-contemporanea-una-bolla-come-i-subprime/.
(57) P. PANZA, Se esplode la bolla dell’arte, in Corriere della Sera, 29 dicembre 2011, in https://www.cor-
riere.it/cultura/11_dicembre_29/panza-bolla-arte_e8d4c3de-3203-11e1-848c-416f55ac0aa7.shtml.
(58) M. GERLIS, Art market report: digital sales to the rescue, in Financial Times, 16 marzo 2021.
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