Page 147 - Rassegna 2021-4
P. 147
DAI “BENI CULTURALI” ALL’“ARTE” CONTEMPORANEA
LE NUOVE FRONTIERE DELLA TUTELA
(51)
che il mercato riceve dal “sistema arte” e, in ultima analisi, dalle politiche di
(52)
marketing degli intermediari che vi operano: queste hanno l’effetto di aumen-
tare la volatilità dei prezzi delle opere, aprendo la strada a strategie dichiarata-
mente speculative, oppure a dinamiche finanziarie altrettanto opache finalizzate,
ad esempio, al riciclaggio dei cosiddetti “capitali sporchi”. Secondo gli esperti
di Transcrime, il controllo che i trafficanti internazionali di droga esercitano con
modalità diverse sul mondo dell’arte è così imponente che, se smettessero di
colpo di ripulire i loro proventi illeciti tramite l’acquisto di opere d’arte, tutto il
mercato ne subirebbe un tracollo .
(53)
Il meccanismo avviene innanzitutto con un controllo pressoché “mag-
gioritario” dei più accreditati intermediari di settore, case d’asta, gallerie; i ven-
ditori fanno lievitare artificialmente le quotazioni di un artista (più o meno
conosciuto) facendo vendere i suoi quadri all’asta, innalzando le offerte a cifre
astronomiche e poi comprando loro stessi i beni con il denaro sporco a loro
disposizione.
(51) Termine con cui si intende principalmente l’attività di un piccolo gruppo di influenti gallerie,
case d’aste, musei, curatori, critici, artisti, collezionisti e investitori. Sono questi a determinare
la visibilità e il valore del lavoro di un artista. Il mercato dell’arte risulta essere dunque forte-
mente “intermediato”, in quanto al suo interno non vige propriamente la legge della domanda
e dell’offerta, ma risulta pilotato nelle sue scelte dagli operatori professionisti che vi operano.
Al contrario di altri campi culturali, il giudizio diretto del pubblico nel settore delle arti visive
è quasi ininfluente, evidentemente poiché non ritenuto capace (o all’altezza) di capire gli svi-
luppi dell’arte (specie quella contemporanea). Da qui il maggior rischio di perdita di traspa-
renza in questo mercato, testimoniato anche dai suoi alti “costi di transazione”, necessari per
il suo funzionamento e che si riconducono, in gran parte, ai costi di mediazione.
(52) Le case d’asta operano esclusivamente sul mercato secondario, dove determinano le quotazioni
degli artisti nella misura in cui queste, da ufficiose (cioè stabilite e tenute riservate dalle gallerie)
divengono pubbliche e quindi ufficiali. Al giorno d’oggi esistono diversi database (come artprice o
artnet) che contengono in tempo reale tutte le ultime quotazioni degli artisti battuti nelle diverse
aste mondiali, e divengono parametri per la valutazione delle opere nei segmenti più alti del mer-
cato. Purtroppo il meccanismo del “prezzo minimo garantito” comporta che i prezzi battuti in
asta non siano un indice realistico della domanda e del valore delle opere di un artista, in quanto
sono spesso assoggettate ad operazioni speculative da parte di chi vende. Grandi collezionisti e
dealers (e a volte gli artisti stessi) hanno tutto l’interesse nel mantenere alte le quotazioni perché
su queste basi viene poi calcolato il valore del loro intero portafoglio. Questi dunque decidono
di intervenire (spesso in cordata) per sostenere artificiosamente un gioco al rilancio, condizionando
i prezzi di vendita. Nel caso manchi la domanda per l’opera bandita, in accordo con la casa d’aste,
finiscono essi stessi per ricomprarla, garantendo così un adeguato livello delle quotazioni.
(53) I fattori di convenienza in tal senso sono molteplici. Trattasi, innanzitutto, di un business con
ramificazioni in tutto il mondo, molto difficile da ricostruire. Le opere d’arte poi, in qualità
di “beni rifugio”, hanno il pregio di fungere da “assegni circolari” in quanto merce di scam-
bio idonea a mascherare la provenienza degli investimenti a monte garantendo al contempo
la disponibilità del bene in tempo reale sul mercato globale. In molti casi tele e sculture
garantiscono passaggi di denaro tra gruppi mafiosi con un semplice accordo privato, così da
concretizzare in sicurezza uno scambio di “valuta virtuale” senza che un singolo capolavoro
e anche intere pinacoteche debbano essere trasferite da una sede all’altra (poiché custodite
magari in un porto franco, inaccessibile a tutti).
145